"La crisi può far esplodere le tensioni sociali"

L'allarme di Cacciari: "In Comune subissati di richieste d’assistenza"
Massimo Cacciari è seriamente preoccupato. La crisi economica non è affatto alle spalle e il sindaco prevede un autunno caldo in città con gravi ricadute occupazionali che potrebbero provocare forti tensioni sociali in città.


«In gioco», ragiona il sindaco, «ci sono 5/6.000 posti di lavoro e temo che si possa creare una situzione pesantissima con un altissimo rischio di tensioni sociali che possono esplodere. L’aria è sempre più pesante, siamo di fronte ad un’emergenza molto difficile da gestire. Tutto si regge su un equilibrio fragilissimo che se si spezza può determinare un quadro sociale ingovernabile».


Non c’è solo la chimica, ma la chimica rappresenta senza alcun dubbio l’anello più debole del sistema. La chiusura del ciclo del cloro potrebbe determinare a catena la perdita di centinaia di posti di lavoro nell’area veneziana. Ma non solo: perché dal Petrolchimico di Porto Marghera dipende anche il funzionamento degli impianti chimici di Ferrara, Mantova e Ravenna.


Un quadro pesante. Per questo motivo Cacciari guarda oltre l’orizzonte di Ferragosto con grande preoccupazione: «La situazione è molto delicata. E’ da mesi che lavoriamo per cercare una soluzione al problema che consenta l’attuazione del piano approvato nel 2006 che prevede la permanenza delle produzioni chimiche compatibili, masoprattutto utili al sistema industriale del nostro Paese».


I commissari straordinari Vinyls sono al lavoro per cercare un acquirente che rilanci le produzioni.
«Siamo riusciti ad evitare il fallimento. C’è un anno di tempo, che in caso di necessità il giudice può decidere di prolungare a due, per cercare un imprenditore sul mercato in grado di realizzare il piano di risanamento del 2006».


Sono in ballo centinaia di posti di lavoro.
«Il quadro è estremamente delicato. La chiusura del ciclo del cloro produrrebbe un effetto domino sulle altre produzioni fino agli impianti di Ferrara, Ravenna e Mantova. Se fallisce il piano del 2006 rischia di crollare l’intero sistema».


Tradotto: significa la fine della chimica? Ma realisticamente c’è ancora futuro per la chimica a Marghera?
«In questo momento la chimica è sub iudice. La tensione sociale è già alta e c’è il rischio che esploda. Farò di tutto perché ciò non accada».


Non c’è solo il caso dell’ex Ineos.
«Purtroppo no, la Sirma ha già chiuso, per Montefibre non c’è alcun progetto all’orizzonte e si va verso la chiusura con riflessioni negative anche sull’indotto. Ma gli effetti della crisi non risparmiano nessuno. A Pellestrina i cantieri De Poli sono in liquidazione e ci sono una novantina di dipendenti in cassa integrazione, ma altrettanti lavorano nell’indotto e hanno perso le commesse. Ormai nel Veneziano sono un esercito i lavoratori in cassa integrazione. Si tratta di persone con uno stipendio già modesto di 1.100/1.200 euro che oggi sono costrette a vivere con 700/800 euro al mese».


Segnali di forte disagio arrivano anche in Comune?
«Molto di più di alcuni segnali. Il Comune è quotidianamente subissato da richieste d’assistenza. Sono persone che non arrivano a fine mese. Non sanno come pagare l’affitto, ci chiedono aiuto per le bollette o per fare la spesa».


Il Comune cosa può fare di fronte a questo quadro così allarmante?
«L’amministrazione sta intervenendo dappertutto. Seguiamo da vicino le situazioni di crisi sollecitando il rispetto degli accordi. Chiedendo l’intervento di imprenditori per rilanciare le attività in difficoltà. Il Comune può svolgere quest’attività, ma non compiere salvataggi d’aziende».


La precedente amministrazione provinciale di centrosinistra era in prima linea sui temi del lavoro, cambierà qualcosa con la giunta Zaccariotto?
«Sono certo che la presidente Zaccariotto collaborerà attivamente per la risoluzione dei problemi. Credo che nessuno si voglia assumere la responsabilità di alimentare una crisi sociale e occupazionale di queste proporzioni che non interessa solo Mestre e Venezia, bensì l’intera provincia».


Per superare la crisi servirà un nuovo piano strategico per Porto Marghera?
«Il progetto c’è già ed è maturato nel corso di anni. Anzitutto esiste il piano strategico della città, che comprende anche Porto Marghera sottoscritto da tutti i soggetti interessati. Esiste poi un accordo specifico per Porto Marghera e l’intesa per la chimica. Inoltre è stato redatto un piano portuale coerente. Infine anche il piano di sviluppo del Vega mi sembra definito e procede secondo il programma».


Insomma, il quadro è già delineato?
«Porto Marghera continuerà ad essere un’area a forte vocazione industriale. C’è già un piano sottoscritto da tutti per la riconversione della chimica che va applicato».


E la logistica?
«Si parla di logistica come se fossimo all’anno zero. In realtà si tratta di un’attività che oggi occupa il 40 per cento dell’area industriale. Non c’è quindi bisogno d’inventarsi nulla».


Resta però da sciogliere il nodo delle bonifiche. Qualsiasi piano è condizionato dalla pulizia dai veleni di una superficie immensa.
«E’ vero, le bonifiche rappresentano un immenso nodo da sciogliere. Ma in questa fase c’è un evidente impossibilità di intervenire. Però non è tutto fermo. Abbiamo già avviato un confronto positivo con il ministero dell’Ambiente per individuare i percorsi che consentano di realizzare le bonifiche a costi competitivi».


Che significa?
«Molto semplice. Oggi bonificare un’area a Porto Marghera costa almeno il doppio dell’acquisto di un terreno in una zona come Dolo».


Dolo non è un esempio a caso, lì nascerà Veneto City.
«Esatto. E’ naturale che finchè non s’individua uno strumento che consenta di avviare concretamente le bonifiche sarà difficile procedere con un progetto di riconversione delle aree dismesse. E si continuerà a penalizzare Porto Marghera rispetto agli altri poli dell’area metropolitana veneziana».
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