La cessione degli asset e il golden power: ecco il nuovo piano per salvare Superjet
Il progetto elaborato dal Demanio. L’azienda con base a Tessera è ferma da due anni a causa delle sanzioni legate ai capitali russi
Non più la cessione delle quote della società, percorso impraticabile per via delle norme europee sulle sanzioni alla Russia. Ma l’alienazione degli asset, da far confluire in una nuova società (newco) per poter riprendere le attività.
Una cessione che garantirà al governo il golden power, ovvero la possibilità di intervenire – garantita in settori strategici dell’economia per tutelare gli interessi nazionali – dettando specifiche condizioni all’acquisto o mettendo il veto. È il cuore del nuovo piano di salvataggio di Superjet International, la società aeronautica di Tessera, con 115 dipendenti, le cui attività sono paralizzate da due anni come conseguenza delle sanzioni Ue alla Russia per l’invasione dell’Ucraina.
La società e le sanzioni
La Superjet era nata nel 2007 come joint venture italo-russa: i russi costruivano le carlinghe degli aerei, negli stabilimenti della Siberia; gli italiani, nella sede di Tessera, li allestivano e li commercializzavano.
Aerei per il trasporto civile da 100 posti, SSJ100, per i collegamenti di breve e medio raggio. Il 17 maggio del 2022 il Comitato di sicurezza finanziaria (Csf) incardinato al ministero dell’Economia, recependo le decisioni di Bruxelles, ha disposto il congelamento del 90% del capitale sociale riconducibile ai russi, di proprietà della Pjsc – United Aircraft Corporation (il rimanente 10% è di Leonardo) affidandone la gestione all’Agenzia del Demanio.
In questi anni l’Agenzia, d’intesa con il nuovo management e in particolare con l’amministratore delegato Camillo Perfido, si è mossa per cercare di rilanciare l’azienda. Nel giugno nel 2023 ha firmato ad Abu Dhabi un’intesa con il fondo emiratino MarkAb Capital interessato ad acquistare le quote congelate: il 49% direttamente; il 41% attraverso una società da costituire con Italsistemi (che avrà il 51% delle quote, mentre agli arabi andrebbe il 49%).
Un piano di rilancio che prevede investimenti per 190 milioni di euro di cui 110 a Venezia, destinata a rimanere la sede principale, mentre per la parte produttiva è previsto il trasferimento dalla Siberia a Dubai. Il programma si è scontrato con l’impossibilità, a causa della normativa sulle sanzioni, di procedere con la vendita delle azioni congelate e con le perplessità filtrate dal Csf, dal cui voto dipende l’esito dell’operazione.
Il nuovo piano
Ora il Csf dovrà esprimersi, nelle prossime settimane, sulla base del nuovo piano presentato nei giorni scorsi e frutto di un lavoro a più mani che ha coinvolto anche il manager Vittorio Guidotti, consulente e avvocato, ex Efim, da sempre interessato a Superjet, pronto a entrare in campo, se tutto andrà a buon fine, con un ruolo operativo.
La sintesi del piano di rilancio è contenuta in una lettera inviata nei giorni scorsi al Csf dal direttore regionale del Demanio, Massimo Gambardella. Nella lettera si evidenzia il «fondato pericolo di rovina e depauperamento dei beni aziendali in assenza di immediato supporto finanziario». E la possibilità di intervenire sulla base di quanto previsto dal decreto legislativo 109 del 2007. È quello sulle Misure per prevenire, contrastare e reprimere il finanziamento del terrorismo e l’attività dei Paesi che minacciano la pace e la sicurezza internazionale.
L’articolo chiave
L’articolo su cui poggia il Piano prevede che, se non ci sono più le risorse per custodire con cura i beni congelati, evitando il loro deterioramento, questi possano essere venduti. Ed è proprio in questa situazione che, secondo il Demanio, si trova Superjet.
E quindi, si legge nella lettera, «l’alienazione appare una misura necessaria al fine di evitare che il compendio aziendale di Superjet (…) possa erodere in modo irreversibile il proprio valore economico». È qui che entra in gioco la newco per rilevare gli asset, che dovrebbe essere composta da MarkAb Capital, Italsistemi e Leonardo.
E i soldi versati per l’acquisto degli asset? Non sono un regalo ai russi che Bruxelles potrebbe sanzionare? Il Demanio è convinto che questa procedura sia in linea con le normative Ue. Il piano prevede il «versamento in un conto segregato e non disponibile in attesa dello scongelamento delle quote azionarie». I russi, quindi, potrebbero entrare in possesso dei soldi solo dopo la revoca delle sanzioni. Partita chiusa e azienda salvata? L’ultima parola spetta, sempre, al Comitato di sicurezza finanziaria.
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