Danno della scimmia al baby calciatore: «Non ci hanno neanche chiesto scusa»
L’episodio tra gli under 17 nella gara tra Casalserugo Maserà e Santa Caterina Stanghella. Le ingiurie rivolte anche a un altro atleta. Il giudice sportivo squalifica il campo ma poi sospende la pena per un anno

«Abbiamo fatto comunicati stampa, campagne pubblicitarie, protocolli e non è cambiato nulla». Si sfogava così, poco più di un anno fa, il portiere del Milan Mike Maignan.
All’ennesimo «scimmia, scimmia» dalla curva avversaria – i rossoneri giocavano contro l’Udinese – l’estremo difensore francese aveva deciso di abbandonare il campo. Scandalo nazionale, giustamente. Un anno dopo, pur senza riflettori così importanti, la scena è la stessa. Nulla è cambiato, parafrasando Maignan.
La partita tra under 17
È il 15 febbraio e si gioca a Casalserugo, campetto di periferia, e in campo ci sono gli under 17 di casa del Casalserugo Maserà contro i pari età del Santa Caterina Stanghella. La gara volge al termine, la squadra del posto è nettamente in vantaggio: un giocatore avversario si infortuna e l’occasione è buona, per alcuni tifosi del posto, per prendere di mira l’atleta.
Anzi, sotto la pioggia delle infamanti frasi feriscono sia lui che il compagno: italiani di nascita, nordafricani di famiglia. Pelle leggermente più scura degli altri atleti in campo. «Scimmia, scimmia!», urlano dalla tribuna. Ma non basta, serve anche teatralità per rendere più efficace l’offesa: chi aderisce ai cori oltraggiosi comincia quindi a fare il verso della scimmia.
«La mia dignità vale più di una partita»
Il giocatore infortunato accusa il colpo: le ingiurie si percepiscono nettamente, e il giovane si sfoga con il proprio allenatore dicendo di voler correre tra gli spalti a farsi giustizia. «La mia dignità vale molto più di una partita», confida, agitato, ai propri compagni. Che fanno di tutto per calmarlo, fino ad accompagnarlo in spogliatoio per evitare qualsiasi tipo di contrasto, che diventerebbe inevitabilmente controproducente anche per lui. L’arbitro parla con i due capitani, la partita riprende, la squadra del calciatore offeso gioca addirittura in otto. Finisce 5-0 per i padroni di casa. «Più che il risultato, dispiace che non ci abbiano nemmeno chiesto scusa», il rammarico degli ospiti. All’esame dell’autorità sportiva non arriva solo il risultato: c’è anche il rapporto dell’arbitro, che non può trascurare quanto accaduto.
Il giudice sportivo
«I cori erano percepibili dato che venivano urlati e l’arbitro dal campo li ha sentiti», scrive il giudice sportivo nel comunicato ufficiale di questa settimana. «Non vi è dubbio che i cori dei sostenitori del Casalserugo Maserà avessero carattere discriminatorio nei confronti dei calciatori della squadra ospite in quanto utilizzavano la parola “scimmia”, ed erano accompagnati dall’imitazione del verso della scimmia, che notoriamente riveste un significato discriminatorio in relazione all’origine etnica e alla provenienza territoriale delle persone».
Maxi squalifica scontata? Mica tanto. Alla squadra di casa viene comminata una gara a porte chiuse, ma la pena è sospesa: la società sarà sottoposta a un periodo di prova di un anno, casomai le porte si chiuderanno in caso di altra violazione. Ah, c’è anche una sanzione di 80 euro, ma se non altro il risultato resta immutato: 5-0, sconfitta secca al Santa Caterina Stanghella. A essere sconfitto, e non è retorica, è ben altro: anche solo il semplice buonsenso di poter giocare a pallone senza dover pensare al colore della propria pelle.
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