In 3 mila al concorso per infermieri, ma due Ulss restano scoperte
Mancano oltre 50 persone nell’azienda sanitaria Dolomiti e 30 nella Veneto Orientale. Bernini, Cgil: «Non è crisi di vocazioni, ma un ritardo nelle assunzioni della Regione»

Che quei numeri qualcosa raccontassero era apparso chiaro fin da subito. Quasi tremila candidati per 640 posti di infermieri negli ospedali del Veneto: a un primo esame i partecipanti potevano sembrare tanti, ma chi con la sanità ci lavora aveva spiegato che non era così se paragonati ai numeri dei concorsi del passato.
E che erano un segnale di come, anche per gli infermieri, si aprisse lo spettro della carenza di figure. Ora che i risultati del concorso sono stati pubblicati emerge il caso: due Usl, la 1 Dolomiti e la 4 Veneto Orientale, non riescono a coprire tutti i posti a disposizione. Per la precisione: l’azienda sanitaria del distretto montano aveva una offerta di 110 posti. I candidati in lizza erano in un numero di poco superiore: 124. Solo 56 quelli che hanno superato la prova entrando in graduatoria. Non è andata meglio al Veneto Orientale: 78 posti a bando e 101 gli aspiranti infermieri pronti a contenderseli.
Ma la selezione è stata pesante e sono rimasti 48 gli arruolabili con 30 posti scoperti. Cosa succede ora? Le due Usl chiederanno aiuto a quelle più dotate come Padova con 187 persone in graduatoria a fronte di appena 10 posti, lo Iov con 54 per due posti o Verona dove l’elenco vede addirittura 257 nomi a fronte di 25 posti. E ancora: 189 candidati per 80 posti all’Usl 3; 113 per 100 posti all’Usl 7; 114 per 50 all’Usl 8; 132 per 15 in Azienda ospedaliera.
Resterà da vedere se, per esempio, chi ha fatto il concorso per entrare nel Veronese sarà disposto a spostarsi nel Bellunese. Il paradosso di posti che restano scoperti a fronte di un maxi concorso solleva il caso della crisi di vocazioni? «Qui c’è un problema di ritardi, non di vocazioni», replica Ivan Bernini, responsabile Fp Cgil del Veneto, «Facciamo una premessa: dopo il Covid anche altre regioni hanno bandito concorsi e quindi il fenomeno delle migrazioni è ora molto più contenuto. Inoltre il 30-40% di quelli che partecipano, già lavorano in Usl o in altre realtà contermini.
E non va trascurato lo scenario demografico, con la mancanza di giovani. Detto questo, Cgil nel 2023 raccolse 20 mila firme chiedendo alla Regione un piano straordinario di assunzioni nella sanità e negli enti locali, prevedendo quello che si stava delineando. Chiedemmo di far pressione sul governo per sospendere i vincoli e avviare il reclutamento di tutti quelli che c’erano. Non è successo.
Ebbene, lo scorso agosto, la Regione ha indicato la mancanza di 3 mila infermieri, numero destinato a salire fino a 8 mila. Una carenza che significa la chiusura di 5 ospedali. E vanno tenuti presenti i problemi degli stipendi inadeguati e dei carichi lavorativi».
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