Il trionfo di Orsoni a Venezia, sindaco subito

Distaccato di nove punti, Brunetta mette sotto accusa la Lega Nord
Giorgio Orsoni
Giorgio Orsoni
VENEZIA.
Venezia bianco-rossa frena l’avanzata leghista e diventa laboratorio nazionale del dialogo tra sinistra e Udc. E Giorgio Orsoni, candidato cattolico del centrosinistra, diventa sindaco al primo turno. Dunque il ministro Renato Brunetta non ce l’ha fatta, nonostante i suoi sondaggi lo dessero in corsa fino a pochi giorni fa. Quasi nove punti il suo distacco, 51 per cento contro il 42,7 di Brunetta. Un dato accolto come una liberazione dal popolo del centrosinistra radunato a Ca’ Farsetti. Grande la soddisfazione, con un pizzico di commozione, del nuovo sindaco, poco abituato ai bagni di folla. Felice anche Massimo Cacciari. «Allora vuol dire che non abbiamo governato poi così male», dice.


Che non sarebbe andata bene i fedelissimi di Brunetta l’hanno capito di primo mattino. Quando dalle proiezioni sui risultati delle regionali i conti cominciavano a non tornare più. Molte sezioni «campione», compresa la numero 1 e la numero 5 di Ca’ Farsetti, davano risultati contraddittori rispetto a 24 ore prima. Dove aveva vinto Zaia contro Bortolussi, in un’area tradizionalmente conservatrice, adesso Orsoni era davanti a Brunetta. Possibile? La forbice si è via via allargata, mostrando un trend ben preciso. Morale, molti elettori di centrodestra - e in particolare della Lega - non hanno confermato il loro voto dato in Regione. E la lista Brunetta, che pure ha raggiunto un lusinghiero 6,6 per cento, ha in parte convogliato anche voti leghisti. Il Pdl grida al «fuoco amico». «Se la Lega mi votava sarei passato al primo turno».


Intanto si apre anche a Venezia la «guerra» tra alleati. Il dato sventolato dal Pdl è che dove non c’è il candidato leghista il Carroccio non vota. «Non hanno senso della coalizione», accusa Brunetta. Il ministro in ogni caso ha accettato sportivamente la sconfitta. Anche se la vittoria di Orsoni al primo turno in pochi l’avevano prevista con un distacco del genere. In poche ore sono andati al macero sondaggi e previsioni, e una campagna elettorale intensa come non succedeva da anni.


Il risultato alla fine non ha premiato chi ha speso di più. Non è servita a Brunetta la parata dei ministri (nove) arrivati in laguna a sponsorizzarlo. E nemmeno la massiccia presenza mediatica, in particolare in tv. Venezia ha premiato la linea «tranquilla» di Orsoni. I numeri hanno incoronato l’avvocato in particolare nel centro storico, dove il distacco con Brunetta arriva a 15 punti (54 a 39), ma anche in terraferma (51 a 41, con una punta del 55 a Marghera). Ovunque i suoi voti superano quelli della coalizione di quasi diecimila. Brunetta la spunta invece nell’estuario e al Lido (52 a 43), anche lui ben al di sopra dei partiti. Per gli altri candidati sindaci buon successo dei grillini, che superano il 3 per cento, un punto in meno del voto alle regionali. Michele Boato insieme ai radicali supera il tetto dell’1 per cento, ma non ottiene consiglieri. Per gli altri cifre da prefisso telefonico. La Grande città di Alfredo Scibilia si ferma allo 0,8; Enzo Tataranni (partito comunista) 0,3; Enrico Bressan 0,3; Albert Gardin 0,2; Mario d’Elia 0,1.


Tra i partiti tiene il Pd, che si attesta intorno al 28,7 per cento, perde tre punti il Pdl rispetto alle regionali - anche per via della lista Brunetta - tornando ai livelli del 2009. Sorpresa nella Lega, che nello spazio di 24 ore scende di 8 punti rispetto alle regionali. Dal 19 all’11 per cento. Bene l’Udc, che anche grazie alle civiche recupera sulle regionali e sfiora il 5 per cento. Bene anche i socialisti (3,7 per cento, faranno forse due consiglieri), la lista «In Comune» di Bettin (3,7) e la sinistra di Rifondazione e Pdci (3,3) che però perde un punto. Male anche le liste minori di Brunetta (Adc e Amici popolari) ferme allo 0,6.

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