Il Tribunale dei minori in aiuto di DenisIl sindaco: va inserito in una comunità
Dopo l'appello della madre si studia la soluzione migliore per il ragazzo

SANTA MARIA DI SALA.
Soprattutto dopo l’appello della madre il tribunale dei minori studierà nelle prossime ore la soluzione più idonea per aiutare Denis e anche la madre. Martedì D.R., aveva lanciato il suo appello alle istituzioni: «Mio figlio può ancora fare del male, per favore aiutatelo». Il tribunale dei minori sa che potrà contare anche sulla collaborazione del Comune.
L’appello della madre non è caduto nel vuoto. La donna, che da anni non vive più a Caltana, dove nell’agosto del 2001 Denis, allora quattordicenne, massacrò a coltellate la vicina di casa, Bertilla Sabbadin, attende per lui delle soluzioni. Il ragazzo è libero da agosto, dopo aver scontato regolarmente la sua pena. «L’unica in grado di aiutare veramente mio figlio è una misura restrittiva - dice la madre - Denis è un soggetto a rischio, va aiutato ad uscire dalla pericolosità sociale che gli hanno diagnosticato. Invece nessuno finora ci ha veramente aiutato, né il tribunale, né le strutture di accoglienza in cui è stato ospitato in questi anni».
Ieri la donna è tornata a chiedere con forza un intervento del tribunale, chiedendo senza mezzi termini misure restrittive per il ragazzo. «E’ un atto d’amore nei suoi confronti - precisa - temo per l’incolumità mia e degli altri e temo per la sua vita. Non è guarito, in passato è già stato protagonista di atti di autolesionismo. Potrebbe rifarlo». Il grido di D.R. è arrivato anche in municipio di Santa Maria di Sala, di cui Denis è ancora cittadino, nell’ufficio del sindaco Paolo Bertoldo. «Serve una struttura in cui inserire il ragazzo per favorirne l’inserimento lavorativo e sociale» è la sua proposta, in attesa di un intervento del tribunale. «L’unica strada è l’inserimento in una comunità protetta - afferma il sindaco - va trovata una formula che porti Denis a scegliere lui stesso questa via, magari attraverso un lavoro».
Per quanto riguarda la madre invece, Bertoldo allarga le braccia: «Non possiamo prevedere, noi come Comune, un programma di protezione. Se la signora ha paura del figlio, l’unica cosa che possiamo fare è segnalarlo ai carabinieri, ma so che lo ha già fatto lei stessa e più di una volta». Ieri l’assessore ai Servizi sociali del Comune, Primo Bertoldo, aveva detto di attendere il pronunciamento di qualche tribunale prima di prendere iniziative. Ad attendere le mosse del tribunale dei minori (Denis è maggiorenne, ma quando commise l’omicidio non lo era e quindi è ancora il tribunale dei minori a seguirlo) è anche l’Asl, chiamata indirettamente in causa dalla madre del ragazzo nel suo appello.
Dal reparto di Psichiatria i medici di Dolo affermano di non avere il diritto di trattenere il ragazzo in assenza di una specifica direttiva del giudice. «Il soggetto - si legge in una nota - è passato per i reparti medici solamente per una breve visita di idoneità prima di essere trasferito nelle strutture di recupero. Attualmente è un cittadino libero e non c’è nessuna richiesta di ricovero. Noi non possiamo trattenerlo contro la sua volontà».
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia
Leggi anche
Video