Il Pdl: castrare i violentatori
La proposta di legge presentata in Regione dal centrodestra
Dario Bond, Pigi Cortelazzo e Elena Donazzan ieri al Ferro Fini
VENEZIA. Castrazione chimica per chi commette reati sessuali con minorenni. La proposta è nero su bianco, firmata dal gruppo Pdl in Consiglio regionale. E guai a ironizzare sulla singolare scelta del momento che vede il Gran Capo del Pdl rinviato a giudizio, per atti sessuali a pagamento con una minorenne: Pigi Cortelazzo, vicecapogruppo, ex An, minaccia querele. In effetti neanche il più scalmanato degli oppositori si è mai spinto a ipotizzare la castrazione chimica per Berlusconi.
Ci mancherebbe che l'alzata d'ingegno partisse dal Pdl del Veneto, che fornisce al premier mezza via Altinate per difenderlo; per tacere dell'avvocato Paniz, che non sarà padovano ma neanche da meno. «Siamo matti? - sobbalza non a torto Cortelazzo -. La tematica da noi affrontata e le vicende del premier sono due cose diverse». Comprensibile l'indignazione: a parte il fatto che Berlusconi è di sicuro innocente, nel deprecato caso rischierebbe da 6 mesi a 3 anni non certo per le fattispecie dell'articolo 609 del codice penale, citate per introdurre la castrazione chimica, ma «solo» per l'articolo 600 bis.
Vero è che un nesso di tempo con il caso Berlusconi non si può evitare che esista, oltre che di tematica vagamente analoga. Motivo per il quale il pomeriggio veneto è squassato dalla reazioni che piovono sul Pdl e sull'ideatore di tanta proposta, Pigi Cortelazzo. E' lui che ha voluto a tutti i costi inserire la castrazione chimica all'articolo 5, comma e, del progetto di legge 142, peraltro firmato da tutti i consiglieri del Pdl. Il dibattito sul bilancio, che sta andando avanti in aula da giorni, è superato in tromba dalle reazioni scandalizzate, dalle accuse di strumentalizzazione, dalle repliche a vesti stracciate, il tutto condito da battute da carnevale. Anche questa è una coincidenza. Quelli dell'Udc si offrono per difendere Berlusconi dall'attacco dei suoi. Il Pd parla di proposta «aberrante e demagogica».
«L'unico obiettivo del Pdl veneto - dice Franco Bonfante - è mostrare disperatamente il volto della purezza proprio nel momento in cui il suo leader è protagonista indiscusso di vicende porno-rosa non molto edificanti. Per salvare la faccia non sanno più cosa inventarsi». I leghisti ironizzano ma patiscono lo scavalcamento a destra del Pdl. Bisogna ricordare che la castrazione per reati sessuali è una fissa del ministro Calderoli: prima proposta 22 giugno 2005, rilancio 13 luglio 2009, sparata con pena di morte l'8 ottobre 2010. Sempre sull'onda di fatti di sangue, quando l'opinione pubblica è scossa da atrocità o aberrazioni. La proposta di legge dei cugini del Pdl arriva invece a freddo. Il Veneto traina la destra italiana. Impossibile parare il colpo.
Ma è un colpo vero o un bluff? Basta scorrere il testo per farsi venire seri dubbi. La castrazione chimica (tecnicamente si chiama «trattamento farmacologico di blocco androgenico totale») viene presentata come «sperimentazione cui possono essere sottoposti, presso le Usl competenti per territorio, i soggetti maggiorenni condannati con sentenza passata in giudicato per il reato di cui all'articolo 609-bis "violenza sessuale" compito con le circostanza aggravanti di cui all'articolo 609-ter e 609-quater "atti sessuali con minorenne" del codice penale».
Si tratta di possibilità, non di obbligo: chi dovrebbe decidere? A domanda, il Pdl lascia la risposta a Cortelazzo, il quale non scioglie nessun dubbio, rinviando ad un eventuale dibattito futuro. Si presume tocchi al magistrato. In ogni caso la Regione Veneto legifera in materia di giustizia: siamo alla secessione dei tribunali? L'impressione è di trovarsi di fronte ad uno spot.
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