Il M5S porta il caso Lande in Antimafia

Lavori sospetti lungo il Passante di Mestre e a Marghera, in vista un’interrogazione parlamentare
Di Giorgio Barbieri

PADOVA. La commissione Antimafia dovrà occuparsi dei lavori eseguiti lungo il Passante di Mestre e a Marghera dalla “Lande srl”, il cui ex amministratore Marco Cascella è finito agli arresti la scorsa settimana in seguito ad una indagine della Dda di Napoli. L’ha annunciato ieri il Movimento 5 Stelle che sul tema presenterà anche una interrogazione urgente al governo.

Cerca invece di gettare acqua sul fuoco delle polemiche Silvano Vernizzi, all’epoca commissario straordinario alla realizzazione del Passante. «La questione è scoppiata da poco», spiega, «all’epoca la società aveva semplicemente ottenuto un subappalto da Impregilo, tra l’altro per lavori con un importo estremamente limitato. Nella vita tutto è possibile, ma voglio sottolineare che sia per il Passante che per la Pedemontana abbiamo sottoscritto rigidi protocolli antimafia».

I lavori realizzati dalla Lande in Veneto, in particolare quelli del cosiddetto “Passante verde” e alcune bonifiche all’interno del Petrolchimico di Porto Marghera, però infiammano il Movimento 5 Stelle che da mesi sta incalzando sull’argomento il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini. «Da tempo i Cinque stelle hanno avanzato denunce e timori sul caso Lande all’attenzione del governo Renzi, del ministro Alfano e del ministro Franceschini e su altri appalti della stessa ditta. Denunce pubbliche inascoltate in Senato», affermano i senatori veneti del Movimento 5 Stelle Enrico Cappelletti, Giovanni Endrizzi e Gianni Girotto, «come è possibile che dal 2010 né il condannato decaduto Galan, né a livello di governo nessuno si sia attivato per fare un controllo su tutti gli appalti?».

È ancora più duro Luigi Gaetti, sempre del M5S e vicepresidente della commissione Antimafia: «Occorre capire il perché in questi anni nessuno ha vigilato né in Veneto, né a Roma ed in nessun altra parte d'Italia, nonostante segnalazioni su questa ditta fossero già note dal 2010, presentate in Parlamento cinque anni fa, ed ancora da parte del M5S nel 2014 e nel 2015. In ogni occasione il governo e chi doveva vigilare ha sottovalutato».

Sul tema interviene anche il sindacato. «Tornare a leggere dell’inchiesta sulle bonifiche a Porto Marghera ci rincuora», afferma Riccardo Colletti della Filctem Cgil-Venezia, «da anni ribadiamo l’urgenza di sorvegliare su grandi opere e committenti. Probabilmente per la nostra vicinanza alle aree del petrolchimico di Porto Marghera e perché ci siamo tante volte seduti ai tavoli istituzionali per sottoscrivere accordi in materia di bonifiche delle aree. Accordi su cui a suo tempo avevamo manifestato riserve, dovute alle carenze del testo proprio sull’impossibilità di garantire un monitoraggio continuo e trasparenza. E comunque proclami che puntualmente sono rimasti lettera morta».

Anche i consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle annunciano un’interrogazione urgente su questo tema. «Ci chiediamo come sia possibile che dal 2010, quando si iniziò a parlare del rischio di infiltrazioni», spiegano i consiglieri regionali M5S Erika Baldin e Simone Scarabel, «la Regione, Galan e il Governo non si siano mossi per fare un controllo sugli appalti. E non l’ha fatto nessuno in questi anni, da Berlusconi a Renzi». «Abbiamo presentato una proposta di legge su questo tema», gli fa eco il capogruppo M5S in consiglio regionale, Jacopo Berti, «che prevede, fra le altre cose, che la Regione possa costituirsi parte civile quando ci si trova di fronte a reati di mafia».

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