I chimici sono disperati e minacciano sequestri

Sale la tensione per i nuovi annunci di tagli, i più arrabbiati bloccano il traffico
Cassintegrazione e salari dimezzati, licenziamenti e un orizzonte buio pesto. Nessuno dei 2 mila lavoratori della petrolchimica si sente al sicuro: né i cassintegrati di Montefibre, né i «sopravissuti» di Solvay o i disoccupati di Dow Chemical, né i dipendenti di Spm e Arkema; nemmeno quelli dell’Ineos acquisita da Sartor, della Raffineria e delle altre società di Eni. La miccia è accesa e ieri, al Capannone del Petrolchimico - affollato come non mai, con una tensione altissima e dure parole contro gli «inutili tavoli» al ministero o per proporre di occupare le fabbriche o di organizzare «sequestri alla francese» - sono stati decisi altri scioperi e blocchi stradali.


Uno attuato subito, con traffico fermato nei dintorni del Petrolchimico per oltre un anno, con conseguenti code e disagi per gli automobilisti di passaggio. La petrolchimica veneziana dopo quasi cinquant’anni di crescita, con alte produzioni e oltre diecimila occupati, sta vivendo la sua più grave, e forse irreparabile, crisi. La certezza del «posto sicuro» vacilla davanti ai continui annunci di cassa integrazione (Montefibre, Syndial, Solvay), di «ferie forzate» (Arkema e Transped), al rischio di nuovi problemi all’Ineos appena rilevata da Sartor e a prossime crisi nella Raffineria Eni, al cracking di Polimeri e alla Spm in grave difficoltà finanziarie per i mancati pagamenti delle società chimiche a cui fornisce servizi.


«Il Petrolchimico, malgrado i tanti accordi firmati ai tavoli ministeriali da dieci anni, è come un carciofo che perde foglie - ha urlato uno dei tanti operai interventi all’affollata assemblea tenutasi ieri pomeriggio in Capannone a Marghera - Se non facciamo qualcosa di forte, tutti uniti, resteremo senza lavoro per mantenere le nostre famiglie».


Applausi degli oltre 660 presenti agli interventi più accesi, urla di rabbia e fischi ogni volta che si nominava Eni - accusata di «non far nulla per fermare l’abbandono della chimica decisa e pianificata già da anni» - o le Istituzioni, a cominciare da Regione e Ministero dello Sviluppo «che sanno solo convocare tavoli e imbrattare carte con accordi e firme che poi le aziende non rispettano». Proteste che, secondo gli interventi più arrabbiati dal palco, potrebbero sfociare preso in occupazione «ad oltranza» di impianti produttivi (molto pericolosi per i prodotti che trattano) come quelli chimici, primo fra tutti quello di Montefibre che ha annunciato la chiusura di tutte le linee produttive.


Più di qualcuno ha citato i recenti esempi francesi di lavoratori che sequestrano i dirigenti che li avevano appena licenziati, proponendo, tra i battimani della platea, di farlo simbolicamente anche qui con dirigenti e manager che «come squali hanno divorato capitali e ora pretendono di andarsene lasciando noi sulla strada e loro con le borse piene di soldi mentre le nostre, che tanto abbiamo lavorato per il loro successo, sono sempre più vuote».


Sul palco si sono avvicendati anche i segretari di categoria dei chimici; i segretari di Cgil, Cisl e Uil veneziane e gli assessori Giuseppe Scaboro (Provincia) e Laura Fincato (Comune), ma il maggior consenso lo hanno avuto gli interventi di delegati di base e operai esasperati.


Tanto Scaboro quanto la Fincato hanno rinnovato il «pieno sostegno delle istituzioni locali» ed invocato non solo la convocazione di «tavoli ministeriali veri, che decidono e attuano davvero gli accordi firmati dalle aziende davanti ai loro occhi», ma anche - come ha detto Laura Fincato - «la rapida costituzione di una agenzia o di un commissario speciale per Porto Marghera con poteri e fondi per avviare finalmente le bonifiche, il riutilizzo delle aree libere, il sostegno e la formazione professionale per chi è in cassa integrazione o già licenziato».


Alla fine l’assemblea ha votato un documento che indice per la prossima settimana un primo sciopero con corteo per le strade della città, a cui si aggiungeranno (lunedì) l’assedio del municipio di Venezia - dove è in programma il consiglio comunale - e della sede di via Piave, a Mestre, del Commissario delegato allo scavo dei canali, dove è previsto il «tavolo regionale» per Montefibre.
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