Ha il velo, non entra al museoGuardasala nei guai

Il direttore dei Musei civici, quindi anche di Ca' Rezzonico, interviene nel caso della donna islamica allontanata da alcune sale perché aveva il volto coperto. Giandomenico Romanelli ha chiesto alla cooperativa che gestisce la guardiania di svolgere un'indagine e, in caso di conferma di quanto scritto dai giornali, di prendere provvedimenti nei confronti del guardiasala che ha fermato la donna
Il direttore dei Musei civici - quindi anche di Ca' Rezzonico - interviene nella vicenda della donna islamica allontanata da alcune sale espositive perché aveva il volto in parte coperto. Giandomenico Romanelli ha chiesto alla cooperativa che gestisce la guardiania di svolgere un'indagine e, nel caso venisse confermato quello che hanno scritto i giornali, di prendere provvedimenti nei confronti del guardiasala che ha fermato la donna. «Non spettava certo a lui allontanare la donna - dichiara - bensì al responsabile e, naturalmente, non spetta ai guardiasala identificare le persone».


Come il direttore di Ca' Rezzonico Filippo Pedrocco, anche Giandomenico Romanelli sostiene che ci vuole il buon senso nell'applicare i regolamenti. «Nei nostri musei - conclude - entrano ogni giorno visitatori di religione islamica e spesso anche donne con il velo, mai nessuno lo ha impedito».


Come noto a una donna che indossava il niqab, che lascia scoperti solo gli occhi, domenica è stato impedito di entrare in alcune sale dell'edificio. Accompagnata dal marito e dalla figlia, la donna aveva pagato il biglietto alla cassa senza nessuna obiezione da parte del personale, ma quando è salita ai piani superiori è stata invitata a togliersi il velo o a restare fuori dalle sale per motivi di sicurezza.


La vicenda ha suscitato aspre polemiche. Il capogruppo della Lega in Comune, Alberto Mazzonetto, chiede il rispetto delle leggi italiane, e quindi «che i veli di ogni genere, là dove è previsto, vengano tolti». «E' ridicolo e poco dignitoso - afferma - abbassare la testa di fronte a chi assolutamente pretende di venire nel nostro territorio senza rispettare le nostre leggi. La legge - dice - proibisce di accedere travisati in luoghi pubblici ed è inaccettabile punire i lavoratori che, impedendolo, fanno il loro dovere». Mazzonetto sottolinea che «il problema della sicurezza nei musei e il rischio di attentati non è da sottovalutare». Anche la deputata del Pdl Suad Sbai, presidente delle donne marocchine in Italia, accusa: «In Italia esiste dal 1975 una legge che vieta di girare con il volto coperto, e bene ha fatto quel guardiano a farla rispettare. Prenderanno provvedimenti contro il sorvegliante? Ha la mia solidarietà. E' il responsabile del museo che sbaglia, e che è meno informato. Se una regola vale per le maschere a Carnevale, deve valere sempre».


«Un tipico pasticciaccio all'italiana». Così Ahmad Gianpiero Vincenzo, presidente della associazione degli Intellettuali musulmani. «Prima viene ammessa, poi fatta uscire», ricorda Vincenzo dell'episodio, sottolineando che questo accade perché non c'è chiarezza sulle norme né sulla loro applicazione. Mentre «aumenta e dispiace - aggiunge - il clima di islamofobia». Se vi sono norme che impediscono di tenere coperto il volto in pubblico, secondo Vincenzo, non possono essere applicate senza distinguere caso per caso. «Se no - osserva - si dovrebbero vietare anche le mascherine antismog nelle strade». Serve dunque elasticità da parte delle autorità, sostiene Vincenzo, che però chiede la stessa flessibilità anche al mondo musulmano. «La religione - sottolinea infatti - non impone alcun obbligo sul velo». Piuttosto, evidenzia, quello che manca è un quadro normativo generale che fornisca anche il contesto per un mutuo accordo sulle regole.
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