Guai a chi tocca l’Harry’s bar Franca Coin: «Servirò ai tavoli»
Il celebre ristorante di Arrigo Cipriani è alle prese con un forte calo di avventori e sta trattando per ridurre stipendi e orario di lavoro ai dipendenti. Tra i vip che spesso siedono nel locale c’è già chi, come Franca Coin, si offre provocatoriamente di fare da barista
Arrigo Cipriani davanti all'Harry's
Giù le mani dall’Harry’s bar, dai suoi ottant’anni di storia, dal risottino primavera, dal Bellini, dai tavoli a tre gambe, dalla poltroncina che fu di Hemingway, dalle caraffe (uguali per acqua e vino) dalle dimensioni lillipuziane, dalle tovaglie di lino, dalle posate d’argento e dalla torta al limone. L’Harry’s bar è l’Harry’s bar e non lo si può toccare, nemmeno se i morsi della crisi sono particolarmente crudeli e non risparmiano nessuno, nemmeno Arrigo Cipriani e il suo locale di calle Vallaresso che è un marchio e un garanzia nel mondo.
Non è il primo e non sarà l’ultimo. Insieme a lui ci sono gli alberghi Starwood - Gritti, Europa e Danieli - carichi di gloria, di fasti e di tradizione. Il calo di turisti, la fuga degli americani e tutto il resto li hanno cacciati in un mare di guai e ora, sul tavolo, ci sono ancora da definire una trentina di tagli al personale.
L’Harry’s bar, però, è un’altra cosa. E’ il locale dove è passato, passa e passerà il mondo, quindi irrinunciabile. Al punto che Franca Coin, un po’ per scherzo e un po’ sul serio, si offre subito volontaria: «Se sarà necessario mi metterò il grembiule e andrò a servire ai tavoli».
«E’ evidente che il momento è molto difficie per tutti e che l’Harry’s bar non fa eccezione - continua Franca Coin - detto questo è altrettanto vero che forse siamo stati abituati tutti un po’ troppo bene e ora dovremo rimboccarci le manice. Anche l’Harry’s bar dovrà razionalizzare i suoi costi, come tutti. Però questa crisi può essere anche l’occasione per iniziare a tenere meglio Venezia, a volerle più bene e a proporla meglio».
Il caso dell’Harry’s bar, che sembrava intoccabile, ha avuto un’eco pazzesca e non solo per Arrigo. L’architetto Tonci Foscari, infatti, la vede dal punto di vista dei camerieri che rischiano una diminuzione dello stipendio: «E’ stato un posto dove è piovuto oro per quindici anni, ora va così. Francamente il problema mi sembra più occupazionale che imprenditoriale. All’Harry’s come altrove ci sono persone che rischiano il posto di lavoro e questo è il vero, grande dramma».
Per Arrigo, c’è da giurarlo, si mobiliteranno in tanti, a partire da Giorgio Giorgi, ex presidente di Italiana Zuccheri e consigliere di reggenza della Banca d’Italia a Venezia. Per Giorgi, poi, è un affetto profondissimo in quanto è nato fisicamente all’Harry’s bar. I suoi genitori, infatti, abitavano in quello che è adesso il primo piano del locale e sua madre l’ha partorito urlante e scalciante in corrispondenza del tavolo 21.
«L’Harry’s bar si salverà sempre ma il fatto che sia in difficoltà non mi sorprende visto che in difficoltà lo sono tutti - dice Giorgi - A questo punto credo che tutti, all’Harry’s bar come altrove, dovranno fare un sacrificio, anche i dipendenti. La proposta di Arrigo di ridurre lo stipendio per salvare il posto di lavoro mi sembra la strada più percorribile e dignitosa. Anche perchè si sa che il personale di Arrigo è molto legato all’Harry’s e dunque forse potrà accettare un taglio allo stipendio pur di tenere il posto di lavoro».
La crisi in laguna, naturalmente, arriva da oltreoceano e i meriti non c’entrano. «Basta vedere cosa è successo alla Starwood - fa notare Roberta Zanga Camerino - tutti dovremo ridimensionare il nostro modo di vivere e di lavorare, è dura ma è così. Anche per l’Harry’s bar, che comunque non chiuderà mai».
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