Grandi aziende, danni per 75 milioni di euro
Conto pesante per una trentina di ditte La Pilkington riprende solo oggi l’attività
Trenta aziende danneggiate per un totale di almeno 75 milioni di euro. Gli imprenditori di Marghera, Mestre e Tessera - vittime dal nubifragio che il 26 settembre ha allagato magazzini, capannoni, macchinari e garage - stanno rivolgendosi all'apposito «sportello» attivato da Unindustria per quantificare i danni subiti. La situazione più pesante riguarda le aziende che s'affacciano su via dell'Industria e via Pacinotti a Marghera, a cominciare dalla Pilkington che, dal giorno dell'alluvione, ha dovuto bloccare la produzione di vetro. Seguono tante altre aziende, non solo a Marghera (ex Italiana Coke, il Vega, Fincantieri, Eni, Montefibre, Berengo, Interporto, Grandi Molini, ecc); ma anche a Tessera, in aeroporto e alle officine Aeronavali.
Alla Pilkington - che solo oggi riprende parzialmente a produrre vetro per l'edilizia - la grande massa di acqua piovana che il 26 settembre scorso è entrata nei capannoni, mettendo fuori uso un forno e vari macchinari. La Pilkington ha un'assicurazione per i danni da «catastrofi naturali», ma non le altre aziende che si affacciano su via dell'Industria, gravemente danneggiate dall'acqua piovana che non si è potuta riversare nel canale Brentella a causa del sequestro delle tubazioni in base al decreto Ronchi-Costa. Il Terminal rinfusa dell'ex Italiana Coke è stato invaso dalle acque; come pure la vicina area dell'ex Servizi Costieri di proprietà dell'Aim di Vicenza, le officine di Fincantieri, i garage sotterranei e gli uffici del piano terra del parco tecnologico e scientifico Vega e la raffineria dell'Eni. Non meno gravi i danni subiti nella zona a ridosso delle banchine del porto commerciale: all'Interporto un enorme capannone pieno di farine è stato sommerso dall'acqua, mentre alla Cia sono andati a fondo grandi quantità di rinfusa metalliche. L'elenco continua con Grandi Molini, Bunge, Montefibre, Berengo e tante altre più piccole ma con danni consistenti; poi si aggiungono la Save per l'allagamento di alcune aree dell'aeroporto e delle officine Aeronavali di Tessera. Danni che non riguardano solo impianti, macchinari, immobili e merci in magazzino danneggiate o rese del tutto inservibili dall'alluvione; in conto vanno messi anche i giorni di mancata produzione e per chi non ha potuto fare ricorso alla cassa integrazione, il salario dovuto anche a chi non ha potuto lavorare (per inagibilità dei reparti o per l'impossibilità di raggiungere l'azienda il 26 settembre) e perfino le auto di dirigenti e dipendenti andate sott'acqua.
«Abbiamo concordato con l'assessorato comunale alle Attività Produttive l'apertura di un apposito sportello per aiutare le aziende che hanno subito danni per gli allagamenti - spiega Massimo Codato, vice-presidente di Unindustria - Le aziende stanno valutando i danni e li indicheranno in un apposito modulo che abbiamo distribuito e ritorneremo, debitamente compilato agli uffici comunali».
Codato, a nome degli imprenditori, ringrazia i lavoratori «che si sono subito dati da fare per far uscire le loro aziende dall'emergenza» e dà atto al Comune di «aver fatto un tempestivo e buon lavoro di coordinamento per gestire l'emergenza creatasi il 26 settembre», ma aggiunge di essere preoccupato per l'esito che potranno avere le richieste di risarcimento delle aziende. «A tutt'oggi i danni quantificati ammontano, complessivamente, a 75 milioni di euro - precisa il vicepresidente di Unindustruia - e sappiamo che il Comune non sarà in grado di far fronte ai problemi delle aziende, oltre a quelli subiti dai cittadini. Per questo riteniamo che lo Stato debba farsi carico delle conseguenze di una catastrofe naturale come quella che abbiamo subito il 26 settembre, alla stregua di quello che sta facendo per i recenti allagamenti in Campania». Al sindaco Cacciari Unindustria chiede un «immediato» intervento (sottoposto con una lettera anche all'attenzione del Prefetto) per prevenire altri allagamenti: il «ripristino degli scarichi sul canale Brentella» e il ripristino dei «dorsali d'acqua».
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