Galan, assedio a Berlusconi

L’incontro: «Continua il tuo lavoro». L’ipotesi Attività produttive
Giancarlo Galan e Silvio Berllusconi
Giancarlo Galan e Silvio Berllusconi
VENEZIA
. Giancarlo Galan manda avanti gli imprenditori per perorare la causa. Poi parla di persona con Berlusconi una decina di minuti, prima della cerimonia alla Fenice per l’avvio del rigassificatore e il rinfresco offerto dall’emiro del Qatar.


Ma chi si illudeva di assistere all’incontro risolutivo, o almeno a un passo avanti nella conferma della candidatura di Galan alla presidenza del Veneto nel 2010, è rimasto a bocca asciutta.


La strategia non era pensata male: mentre il presidente del Veneto accoglieva l’emiro e il suo seguito alla Fenice, i fedelissimi giocavano la carta pesante, quella economica, con il Cav a Tessera. Appena atterrato Berlusconi è stato “sequestrato” dalla delegazione di imprenditori, di cui facevano parte tra gli altri Bepi Stefanel, Giovanni Mazzacurati, Enrico Marchi. C’era anche una rappresentanza di politici, guidati - sempre se non andiamo errati - dall’assessore Renato Chisso. Il colloquio con il Cav non è durato più di un quarto d’ora. Cosa si può dire in un lasso di tempo così breve a Berlusconi, in modo che non lo dimentichi? Gli imprenditori veneti avrebbero espresso il timore per le difficoltà che potrebbero derivare al Veneto da una conflittualità fra i partiti di governo. Ma è fuori dubbio che un cambio di direzione a palazzo Balbi non potrebbe non avere ripercussioni su finanziamenti, appalti e in generale gli equilibri tra politica e imprenditoria determinatisi nel Veneto in 15 anni di amministrazione Galan.


Difficile dire quanto Berlusconi in questo momento sia sensibile a queste argomentazioni. Neanche il successivo incontro privato tra il premier e il presidente del Veneto avrebbe prodotto grandi risultati. Berlusconi ha bisogno come l’aria dell’appoggio della Lega, dopo la bocciatura del Lodo Alfano. La Lega ha dato lo sfratto a Galan, che invece non è disposto ad accettarlo. Questa è la posizione che anche ieri sera il presidente del Veneto ha ribadito al Capo, il cui primo obiettivo resta invece accontentare Bossi. Ma senza sacrificare Galan. La via d’uscita potrebbe essere concordare con la Lega una composizione della giunta regionale che veda la presenza preminente di assessori del Pdl attorno ad un presidente leghista (ma chi accetterebbe di fare il presidente di minoranza?) trovando per Galan una sistemazione a Roma: si parla di un ministero di peso, interessante per il Veneto, quello delle attività produttive attualmente in mano a Scajola. Dove andrebbe quest’ultimo non si sa. Ma non è il caso che si preoccupi, perché Galan non è d’accordo. Di fronte all’atteggiamento risoluto di Galan, Berlusconi avrebbe preso tempo, invitandolo a non far precipitare la situazione delle candidature. C’è anche da dire - come rimbalza da Roma - che il Cav non ha rinunciato all’obiettivo di un’intesa con l’Udc, almeno in alcune regioni, tra cui certamente la Puglia. E, fino a quando non si chiarirà il rapporto con i centristi di Pier Ferdinando Casini, vuole tenersi tutte le strade aperte. Morale: nel centrodestra tutti concordano sul fatto che nessuna decisione è presa, né per il Veneto né per Campania, Lazio, Puglia e Piemonte. Insomma ne sappiamo quanto prima.

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