Gli strappano l’orologio dal finestrino dell’auto ferma, furto da 250 mila euro
Professionista di 65 anni fermo in auto a Milano per impostare il navigatore, il colpo in un lampo attraverso il finestrino abbassato. Il gioielliere: «Quel Patek Philippe Aquanaut è una vera opera d’arte»

Gli ha afferrato il braccio attraverso il finestrino aperto, gli ha sganciato dal polso l’orologio e poi è scappato in sella allo scooter che aveva pronto poco lontano. Occhio attento, mani veloci, movimenti sicuri, in pochi istanti il ladro si è assicurato un bottino da record: 250 mila euro circa, stando alla valutazione che il derubato ha riportato alla questura denunciando lo scippo del suo Patek Philippe Aquanaut.
È successo lunedì a Milano, in via Cantù, a due passi dal Duomo, ma a subire il furto è stato un professionista veneziano di 65 anni.
«Di storie così ne sentiamo una marea, anzi anche più assurde», confermano dal bancone della gioielleria Salvadori di Vicenza, una delle uniche due in Veneto autorizzate a trattare i prodotti del marchio ginevrino, «Non abbiamo ancora avuto notizia di questo caso specifico, ma non è strano: spesso clienti o forze dell’ordine possono impiegare anche due mesi per rivolgersi a noi».
Però lo fanno, sia i privati che gli investigatori: ogni Patek Philippe ha un numero di matricola unico e quindi, quando viene rubato, quel seriale finisce per essere richiesto e segnalato. «Lo può fare anche direttamente il proprietario, sul sito dell’azienda madre, c’è una schermata apposita e la procedura è utile per estendere gli effetti della segnalazione a livello mondiale», spiegano dalla gioielleria Bartorelli di Cortina, l’altra concessionaria presente entro i confini regionali, «Pezzi simili sono rari e costruiti come opere d’arte, vengono assemblati con procedura artigianale e richiedono dai sei ai dodici mesi per venire realizzati: anche noi, che abbiamo una clientela di massimo livello, ne vendiamo due o tre all’anno, non di più».
Né i gioiellieri vicentini né quelli ampezzani, però, hanno ancora ricevuto alcuna richiesta in merito al furto di lunedì a Milano, non sanno quindi chi possa essere il 65enne veneziano che se l’è visto sfilare mentre aggiustava la destinazione sul navigatore satellitare della sua Mercedes. «Il numero di matricola però prima o poi verrà fuori: che sia per far stimare l’orologio, per una manutenzione straordinaria o per una revisione periodica, i Patek Philippe devono per forza rivolgersi a un punto vendita ufficiale, e non siamo in tanti», rimarcano da Bartorelli.
Se qualche anno fa, a Viareggio, era stato il pilota Charles Leclerc a farsi portare via un Richard Mille da due milioni, oggi il nuovo terreno di caccia dei ladri di orologi sembra essere proprio il capoluogo meneghino, dove i Patek Philippe spariscono a un ritmo impressionante: «Le chiamate ci arrivano sempre da lì», insistono gli orafi di Vicenza, «E spesso li recuperiamo proprio grazie alle matricole. Succede anche con i Rolex e quelli non vengono neppure sempre restituiti: la politica della casa prevede, in certi casi particolari, la distruzione degli esemplari recuperati».
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