Fisco, sono 22 i veneziani con i soldi a San Marino

Il sindaco Calzavara: «Sono affari di mio fratello, io non c'entro». La maggior parte sono albergatori e imprenditori fra San Donà e Jesolo. Gli interessati si difendono
JESOLO.
Albergatori e imprenditori, quasi tutti nel settore turistico. E quasi tutti di San Donà e Jesolo che ancora una volta finiscono nel mirino per questioni legate al fisco.

Un'area nel cuore del Veneto in cui si parla tanto di crisi, ma che vanta ancora patrimoni di tutto rispetto, auto, suv, case, piscine e quant'altro.


Hanno portato i loro «averi» alla Smi Bank di San Marino, colosso salvato dalla San Marino Investment, la più vecchia holding della Repubblica del Titano, dal crac del 2007.


La holding è però oggetto di indagini per associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori, appropriazione indebita e attività abusiva di intermediazione finanziaria.


Tra i 1200 italiani che hanno portato i loro soldi nei forzieri di San Marino, i cui depositi sono oggetto di indagini della Procura di Roma e dell'agenzia delle entrate, sono 22 i veneziani. Nel Veneto Orientale spiccano nomi del mondo del turismo tra cui Gian Marco Calzavara, fratello del sindaco di Jesolo, e ancora Beniamino Bergamo, Renzo Bressaglia, Marina Drighetto, Alver Tamburrini. Nel settore immobiliare Gianni Dartora e Giorgio Battacchi di San Donà e molti altri.


Quando il sospetto è di evasione fiscale, è inevitabile che i misteriosi rapporti con San Marino siano sulla bocca di tutti. A maggior ragione nelle vocianti piazze di San Donà e soprattutto di Jesolo alle prese con la stagione estiva finalmente decollata.


«Quello che è accaduto non riguarda me - ha detto il sindaco Francesco Calzavara - ma mio fratello che gestisce degli alberghi e quindi fa parte della sua sfera personale. Credo che avrà modo di dimostrare la regolarità della sua posizione. Vorrei precisare che si tratta di una sua posizione personale e della quale sono certo avrà modo di fornire adeguate informazioni alle autorità competenti. Ogni ulteriore coinvolgimento della mia persona in questa vicenda, per puro sciacallaggio politico, mi vedrà impegnato a tutelarmi in via legale».


L'associazione jesolana albergatori ha subito preso le distanze dall'episodio con il presidente Massimiliano Schiavon: «Sono fatti personale- ha precisato- che nulla hanno a che fare con l'attività dell'associazione e non abbiamo nulla da commentare in merito nel rispetto delle persone».


Poi c'è l'albergatrice jesolana Marina Drighetto, dell'hotel Bellevue di Jesolo, che appare serena e determinata. «Leggere il proprio nome in questo modo sui giornali- ha commentato- non è certo piacevole, ma non ho nulla da nascondere. Ho avuto a suo tempo una donazione da mio padre e a seguito del divorzio ho protetto il mio patrimonio semplicemente scegliendo una strada diversa da quella delle banche. Nulla di più e tutto perfettamente trasparente e dimostrabile».


Chi affonda la lama è Roberto Rugolotto del Pd. «Non è chiaro quanto accaduto e abbiamo appreso solo ieri- spiega il consigliere comunale- certo spiacerebbe sapere che chi lavora e produce sul territorio poi porta il «sacchetto» da un'altra parte». Adesso la parola passerà ad avvocati a commercialisti.

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