Fine vita, Cappato alla Consulta: «Dopo il caso della veneta Altamira servono nuovi criteri»

Il 26 l’udienza riferita anche alla vicenda della donna di Spinea.  Gallo: «Libertà di scelta in caso di prognosi infausta a breve». Cinzia: «Mia mamma voleva solo morire in modo dignitoso»

Laura Berlinghieri
Cinzia, la figlia di Elena Altamira
Cinzia, la figlia di Elena Altamira

Nell’inerzia del Parlamento, un altro intervento della Consulta. Perché chiarisca, una volta per tutte, uno dei requisiti fissati a suo tempo da quella stessa Corte, per chiedere e ottenere il fine vita: la dipendenza da trattamenti di sostegno vitale, così come interpretati dalla Consulta nel 2024, oppure una prognosi infausta a breve termine.

È a partire dal caso di Elena Altamira, la 69enne di Spinea (Venezia), malata di tumore ai polmoni, che nel 2023 è dovuta andare a morire in Svizzera, che il 26 marzo l’avvocata dell’associazione Coscioni, Filomena Gallo, ha chiesto alla Corte Costituzionale un nuovo intervento.

Si trovava lì, davanti ai giudici della Consulta, accanto a Marco Cappato, indagato per avere accompagnato Altamira a morire in una clinica svizzera. «Istigazione al suicidio» l’accusa, per la quale, però, la stessa procura di Milano ha chiesto che Cappato non venga processato.

Cinzia, la figlia di Elena

Al suo fianco, il 26, c’era anche Cinzia, figlia di Altamira. «A Roma per sostenere Marco Cappato e l’associazione Coscioni, perché è giusto che ognuno possa morire come vuole, se non ha più scelta» ha detto la donna.

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Sua madre aveva deciso di morire in Svizzera perché, non dipendendo da alcun macchinario, sapeva che la sua richiesta di fine vita sarebbe stata rigettata, in Italia. E così si era rivolta all’associazione Coscioni.

«Mia mamma aveva seguito tutte le terapie, ma purtroppo non c’era più nessuna scelta. Ha deciso di andare in Svizzera perché sapeva che la sua situazione sarebbe degenerata da lì a poco, e non voleva morire senza dignità. Per questo ha chiesto aiuto a Marco, perché non voleva assolutamente coinvolgere la sua famiglia, temendo che potesse avere ripercussioni da un punto di vista giudiziario».

Cosa rischia Cappato

Marco Cappato
Marco Cappato

Ora Cappato rischia il carcere. Anche se quella di Elena Altamira è stata una scelta di vita. «La legge italiana già prevede che, nei casi di pazienti con prognosi infausta a breve termine, i medici debbano astenersi da ogni accanimento terapeutico e da trattamenti inutili o sproporzionati» dice l’avvocata Gallo, «Ora la Corte Costituzionale deve affermare che la libertà di scelta nel momento finale della vita non può essere limitata dalla presenza di trattamenti di sostegno vitale. Negare l’accesso alla morte assistita a una persona nelle condizioni di Elena, affetta da una patologia irreversibile con prognosi infausta a breve termine, per il solo fatto di non essere tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale sarebbe una grave discriminazione». —

 

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