Femminicidi, il dramma sfila sul red carpet di Venezia80
Il dramma dei femminicidi arriva sul red carpet a Venezia, con la presenza della Commissione bicamerale d’inchiesta per il contrasto degli omicidi e della violenza di genere. Venerdì sera la presidente Martina Semenzato, con le senatrici D’Elia, Leonardo, Valente e le deputate Zanella e Ravetto hanno sfilato sul red carpet con le donne dell’associazione “Dire”.
«Una sfilata in abbigliamento rigoroso – ha spiegato Smenzato – Siamo donne di contenuto, non di lustrini. La cultura del rispetto va interiorizzata in famiglia e a scuola. Il femminicidio riguarda non le donne, ma gli uomini, e quei meccanismi che li portano a considerare la donna come un oggetto».
Tutti i gruppi parlamentari, in modo bipartisan, erano presenti venerdì «così come tutte le istituzioni cittadine e religiose e le associazioni che aiutano le donne» ha aggiunto Semenzato. «Il nostro obiettivo è evidenziare la violenza di genere sempre. Lo facciamo al Festival del Cinema, ma anche con la visita dei centri antiviolenza di Mestre, che faremo sabato».
«La nostra iniziativa a Venezia è robusta - ha proseguito - , come robusta è la commissione femminicidio. Da questa legislatura la commissione è bicamerale, e quindi anche i numeri del coordinamento sono importanti».
Le rappresentanti della Commissione hanno sfilato sul tappeto rosso della Mostra del Lido indossando t-shirt bianche, gonne e scarpe rosse senza tacco, realizzate dalla stilista Antonia Sautter. Nella circostanza, inoltre, è emerso come «il 1522, il numero d’emergenza anti-violenza, dovrebbe funzionare su tutto il territorio nazionale. Molte donne non lo conoscono. I 1522 non può essere promosso solo il 25 novembre, deve essere sostenuto 365 giorni l’anno. Solo così ci può essere una presa di coscienza» ha detto la senatrice Valeria Valente.
Una riflessione è stata fatta anche per quanto riguarda i percorsi giudiziari nei quali si trovano le donne che hanno denunciato una violenza, o episodi di stalking. «I percorsi giudiziari - ha spiegato la vice presidente di Dire, Elena Biaggion - devono accogliere le donne in maniera seria. Marisa Leo è stata uccisa tre anni dopo che aveva denunciato. Aveva l’affidamento condiviso, troppo spesso le donne sono costrette a mediare con gli uomini violenti». «Individuiamo benissimo le vittime - ha aggiunto - ma il violento non è mai tale finché le sentenze non passano in giudicato. Se una donna ha denunciato, il percorso di affidamento del figlio deve tenere conto di quella denuncia. Non significa privare i figli del padre, ma tutelare la madre. La commissione d’inchiesta aveva portato dei dati dolorosi per le donne che escono da situazioni di violenza».
«Chiediamo alla commissione - ha concluso Biaggioni - di ascoltare le donne uscite dai percorsi di violenza che si trovano senza denaro, casa e prospettive. Questo non può succedere, perché così le donne rischiano di tornare sui propri passi».
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