FdI alza l’asticella: punta al 30% in Veneto. «Autonomia, poteri ai Comuni»
VENEZIA. Nella nuova sede di Fratelli d’Italia, a Mestre, si respira aria di rivalsa. «Giorgia Meloni è sempre stata sottovalutata, per noi è stato un vantaggio» punge Francesco Lollobrigida, capogruppo alla Camera.
Per il partito, che ha fatto dell’essere rimasto fuori dal recinto di Governo la sua bandiera, è l’ora della verità. «Il nostro è un consenso strutturato, reso possibile dalla leadership di Giorgia Meloni e dal lavoro di chi è stato al suo fianco, a livello regionale e nazionale. Uniamo competenze ed eccellenza. Abbiamo lavorato bene, la nostra non è una bolla» rivendica Ciro Maschio, candidato alla Camera nel collegio uninominale di Villafranca.
Davanti a lui, siedono tutti i candidati in Parlamento alle prossime politiche. Ma anche altri amministratori di Fratelli d’Italia, che questa volta hanno perso il giro di corsa. C’è anche Dario Bond, l’ex vicecoordinatore regionale di Forza Italia, tra i più recenti volti dell’esodo dal partito.
Intanto, con il microfono in mano, i candidati di FdI in Parlamento dicono di non leggere i sondaggi. «L’unico che ci interessa è quello del 25 settembre» ironizza il senatore Luca De Carlo.
In realtà, sarà lui stesso a confermare i risultati, già anticipati dal deputato Ciro Maschio, forniti da un sondaggio interno al partito. Vedrebbero Fratelli d’Italia proiettato a un 30% di preferenze – 31% nel collegio Veneto 1 e 28% in Veneto 2 –, «con punte del 35% in alcune province» precisa De Carlo.
Significherebbe segnare il sorpasso sulla Lega? «No, perché anche loro raggiungeranno questo risultato. I nostri alleati non sono nostri competitor. Ci divideremo gli elettori di Zaia». A proposito di regionali, un eventuale superamento della Lega, legittimerebbe una corsa al “dopo Zaia”? «Parliamo di politiche».
Politica sia, dunque. A partire dai (tanti) temi che interessano il Veneto. A proposito di Zaia, l’autonomia. «Centrata sulla regioni? Secondo me, bisognerebbe dare maggiori poteri ai sindaci» la linea di Lollobrigida, «A partire, però, da uno Stato forte, con a capo un Presidente della Repubblica eletto dal popolo». Insomma, modifica della Costituzione, «È stata scritta in un clima molto diverso da quello attuale».
E poi giustizia. In Veneto, capogruppo alla Camera è Carlo Nordio, l’ex magistrato trevigiano, tra i candidati più quotati per il ruolo di ministro della giustizia. «Ho le idee chiare: un processo più garantista; certezza della pena; una giustizia più rapida, risparmiando su intercettazioni telefoniche e ambientali. E riguardo al Veneto, parlerei della situazione molto critica dei tribunali, dove c’è una grande carenza di magistrati e personale ausiliario».
Altri temi. C’è la crisi energetica: tetto al prezzo del gas e, magari, sgravi fiscali. E autonomia energetica, l’obiettivo finale. «Questa sarà la nostra priorità» dice Adolfo Urso, capogruppo in Senato. E poi le specificità del territorio: Venezia. «Ha problemi e peculiarità. Scendere sotto una certa quota di residenti, ad esempio, significherebbe consegnarla alla non vivibilità» dice Raffaele Speranzon, candidato in Senato all’uninominale.
Infine, i punti cardine del programma: la lotta all’immigrazione illegale. Giorgia Meloni ne parlerà sabato, in un comizio in programma alle 17.30 in piazza Ferretto a Mestre.
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