Extracomunitari in corteo per chiedere un lavoro

Ricevuti a Ca' Farsetti dal capo di Gabinetto hanno chiesto di avere cooperative e spazi per vendere
VENEZIA
. Dal ponte di Calatrava fino a Ca’ Farsetti, con i loro vestiti dai colori sgargianti, gli striscioni e i tamburi per chiedere di poter lavorare e di non essere trattati da delinquenti. Volevano incontrare il sindaco, che alla fine hanno intravisto per un attimo in corridoio, e sono stati ricevuti dal capo di Gabinetto Maurizio Calligaro al quale hanno esposto le loro richieste. Ossia quella di sedersi intorno a un tavolo tecnico per ridiscutere la loro posizione in centro storico, di riunirsi in cooperative con l’istituzione di mercatini etnici, di seguire corsi di formazione per trovare altri lavori nel settore turistico. Ma non sarà un percorso facilissimo perchè la legge parla chiaro e se vorranno vendere la loro merce (naturalmente non contraffatta), gli extracomunitari con licenza potranno farlo solo lontano dalle zone di pregio quali Riva degli Schiavoni, via XXII Marzo o San Moisè.


Coloratissimo, il corteo degli extracomunitari ha attraversato la città ed alla fine è arrivato in municipio per il tanto atteso incontro. Alla partenza da piazzale Roma la polizia ha controllati per evitare che nella manifestazione si infilassero anche dei clandestini. Tutto in ordine tant’è che il capogruppo della Lega Alberto Mazzonetto, piombato come un falco a Rialto per osservare la marcia, è stato spiazzato quando si è rivolto al prefetto per chiedere conto di questo «inaccettabile marcia di clandestini». Tutto in regola anche con il preavviso di manifestazione presentato tre giorni prima come prevede la legge.


Un semplice slogan ha accompagnato il corteo: solidarietà. E poi gli striscioni. «Regolari con licenza». «Basta discriminazione». E le fotocopie delle licenze grazie alle quali, fino a due anni fa, potevano vendere in centro storico. E ancora tamburi, striscioni e fischietti mentre i giapponesi immortalavano il tutto con le loro fotocamere digitali e i commercianti si affacciavano incuriositi alle porte dei negozi.


«Non possiamo continuare così, con le lenzuola per terra - spiega Demba, portavoce degli extracomunitari - vogliamo costituirci in cooperative e avere degli spazi dove poter vendere tranquillamente». Ma non sarà un percorso facile. Non sarà facile perchè, come spiega Calligaro, gli eventuali spazi non potranno essere in centro - dove ovviamente vorrebbero gli ambulanti - ma in zone più periferiche, come Sant’Elena o il Lido. Calligaro, dal canto suo, ha promesso agli extracomunitari che riferirà al sindaco e che sarà fissato un altro incontro per decidere con chi trattare.


E sulla questione ha preso posizione anche il Codacons, schierandosi a fianco dei venditori ambulanti regolari. «In una città come Venezia - spiega il presidente Carlo Rienzi - non sono sono utili ma risultano addirittura indispensabili. La loro presenza, specie nel settore dell’oggettistica e dei souvenir, è importantissima per il contenimento dei prezzi al dettaglio e per innescare il meccanismo della concorrenza con gli altri operatori. per questo chiediamo al Comune di concedere ai vu’ cumpra’ uno spazio fisso, anche da utilizzare solo per un limitato periodo di ore al giorno, nell’interesse non solo della categoria ma anche dei turisti e dei consumatori».

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia