Regionali in Veneto, Piantedosi: «Si può votare nella primavera 2026»
Il ministro dell’Interno oggi, 24 marzo, in laguna: «Le scorse regionali non si sono svolte in un’unica tornata. E le Regioni, legittimamente, decidono la data»

«Le Regioni hanno autonomia statutaria e disciplinare. In Veneto, è prevista una finestra primaverile per il voto. La possibilità del Veneto di votare in primavera è realistica: sta nell’autonomia della regione. La questione passerà dal confronto con le Regioni. Le scorse regionali non si sono svolte in un’unica tornata. E le Regioni, legittimamente, decidono la data». Così il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi oggi, 24 marzo, a Venezia durante la conferenza stampa con il presidente del Veneto Luca Zaia.
Per le elezioni regionali «la prossima primavera sarebbe migliore per un fatto: si andrebbero a spendere molti milioni di meno, visto che tutti gli altri enti eletti assieme a questa Regione, come ad esempio il Comune di Venezia, andranno al voto esattamente a maggio 2026, molti mesi dopo la Regione Veneto» le parole di Zaia.
Il presidente ha ricordato la «dicotomia tra legge nazione e regionale, ed è innegabile - ha precisato - che si stia facendo un approfondimento giuridico, perché la nostra legge regionale prevede la convocazione delle elezioni nella sola finestra primaverile. È fondamentale che si faccia una verifica, per ora non è deciso che si stia lavorando solo sulla convocazione autunnale», ha concluso Zaia.
La dura reazione dell’opposizione
«Le dichiarazioni del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, che definisce realistica la possibilità per il Veneto di votare in primavera poiché 'sta nell'autonomia della Regione', sono gravi. La legge nazionale, che trova legittimità direttamente nella Costituzione, dice infatti chiaramente che la legislatura delle Regioni dura cinque anni e che in ogni caso spetta al legislatore nazionale definirne la durata». Lo sottolinea in una nota la capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Vanessa Camani.
«Non solo - prosegue Camani -: la Corte europea dei diritti dell'uomo e la Commissione di Venezia, organismo del Consiglio d'Europa, hanno sempre censurato ogni modifica riguardante la durata della legislatura perché si ritiene che la prevedibilità anche sulla data del voto sia essenziale per la democrazia».
«Si vuole riaprire una discussione che dovrebbe essere chiusa da tempo. Le elezioni regionali si tengono ogni cinque anni. Punto. Non lo dice il Partito democratico, lo dice la legge. Eppure oggi assistiamo all'ennesimo tentativo di piegare le regole alle convenienze del centrodestra». Lo dice il senatore Andrea Martella, segretario regionale del Partito democratico del Veneto.
«È clamoroso che il ministro dell'Interno Piantedosi parli di una presunta libertà della Regione nel decidere la data del voto, come se i limiti temporali della legislatura non esistessero - aggiunge -. E subito Zaia coglie la palla al balzo per tornare a invocare lo slittamento delle elezioni al prossimo anno, con l'ennesimo 'approfondimento giuridico' utile solo a guadagnare altri mesi di potere», conclude.
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia