«E’ viva». Eleonora salvata dopo 42 ore
L’intervento dei vigili del fuoco veneziani con i cani. «Una gioia immensa»
L’AQUILA.
La voce è rotta dall’emozione quando dalle labbra escono solo due parole: «E’ viva». Frase ripetuta per crederci: «E’ viva. Una è viva», mentre la ruspa continuava a muovere macerie. Giorgio Panciera si sente lui un miracolato quando ieri sera, alle 19.30, dopo una giornata passata a scavare su quanto resta di un palazzina di quattro piani, si rende conto che lì sotto c’è una ragazza, Eleonora, ancora viva. Panciera, vigile del fuoco di Mestre, è partito lunedì mattina col suo labrador di colore nero di nome Nice. E dopo quattro cadaveri recuperati durante il giorno quel corpo vivo riempie il suo animo di una gioia immensa.
42 ore dopo il disastro. 42 ore durante le quali velocemente la vita ha lasciato il posto alla morte, quel corpo animato, quel lamento, quell’odore di vita che ha fatto abbaiare i cani e poi la ruspa ha portato alla luce. «Un’emozione che non è descrivibile», racconta Panciera. Ieri mattina a lui e alle altre quattro unità cinofile del «Gruppo Cinofili dei Vigili del Fuoco» di Mestre che opera in tutto il Veneto e il Friuli Venezia Giulia, era stato assegnato il compito di passare al setaccio il cumulo di macerie alto nemmeno quattro metri. I resti di una palazzina di quattro piani e otto appartamenti in via Poggio Santa Maria all’Aquila. Con lui e il suo Nice ci sono anche i colleghi Antonietta Sinibaldi col Labrador Tobia, Antonio Baldi con Gas un Golden retriver di nove anni e il bellunese Jeky Funes che lavora con Biagio altro labrador. Mentre l’unica femmina, un Pastore tedesco, chiamata Kira è il cane del triestino Claudio Antoniutti.
«Per tutta la giornata abbiamo tirato fuori morti. Ci hanno portato sopra queste macerie dicendoci che sotto c’erano almeno otto dispersi. La montagna di pietre, travi, detriti vari non ricorda minimamente un palazzina. Grazie a delle persone del posto siamo riusciti a trovare un punto di riferimento nell’ascensore e da lì, seguendo le indicazioni abbiano individuato dove c’erano le stanze da letto. I cani hanno abbaiato spesso e non abbiamo contato le scosse». Tra i cani il più preciso è stato Gas. Ha nove anni e una grande esperienza. Ma fin dal mattino l’abbaiare degli animali ha segnalato solo morte.
Cadaveri da recuperare. Ogni tanto le operazioni venivano interrotte bruscamente ad ogni tremore della terra. Scosse leggere ma anche forti che hanno rischiato di far cadere le abitazioni rimaste in piedi, ma lesionate in maniera grave. «Tutti i solai sono sprofondati su se stessi. Quando il cane segnala facciamo intervenire i colleghi specialisti nel forare i solai. Poi si entra col cane. Verso mezzogiorno Antonietta era dentro con Tobia quando c’è stata una forte scossa. E’ scappata fuori tra i pezzi che le cadevano attorno. Siamo rimasti lontani per mezz’ora. Il rischio maggiore sono le case attorno al cumulo che possono crollare da un momento all’altro». E lì attorno al cumulo i parenti dei dipersi.
Gente che dorme all’aperto in attesa di un segnale di vita, della restituzione di un corpo. Ogni volta che il cane abbaia la speranza si riaccende. Così per tutta la giornata al caldo e di notte al freddo. «E’ uno strazio vederli lì quando ti chiedono per favore di continuare a scavare di cercare quando magari ti sei allontanato perchè c’è stata una scossa. E poi magari tiri fuori il morto, come per quattro donne. E la fila dei parenti via via si è assotigliata». A metà pomeriggio sotto quel cumulo di detriti c’erano quattro dispersi: una coppia di anziani e due studentesse. I fidanzati delle due sono lì da lunedì mattina.
«Quando ne abbiamo trovato una è stato un momento di gioa da spaccarti il cuore. I cani si erano appena allontanati dopo avere abbaiato. La ruspa stava spostando dei pezzi di muro quando ci siamo accorti di quel corpo. E’ calato il silenzio. Abbiamo ascoltato, guardato. Quel corpo si muoveva. Qualcuno si lamentava. Era una delle ragazze. Quando oramai l’avevamo scoperta ecco una scossa, di quelle forti. Gli sono caduti addosso calcinacci. Ma venti minuti dopo era fuori. Viva».
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