Crisi Pansac, la rabbia degli operai
La Nuova Pansac ritira i 501 licenziamenti, sospende la chiusura dello stabilimento di Portogruaro, e prepara un piano per la Cassa integrazione straordinaria per ristrutturazione aziendale che, secondo stime sindacali, potrebbe riguardare almeno 350 dipendenti
MESTRE.
Prima l’accelerata, ora la retromarcia. La Nuova Pansac ritira i licenziamenti, ritira la chiusura degli stabilimenti di Portogruaro e Ravenna, e prepara un piano per la Cassa integrazione straordinaria per ristrutturazione aziendale. Ma tanti punti di domanda restano aperti. E’ questo l’esito dell’incontro che si è tenuto ieri a Roma con la mediazione del ministero dello Sviluppo economico (Mise) tra i vertici dell’azienda, i sindacati e i rappresentanti delle istituzioni locali mentre fuori del palazzo circa duecento lavoratori del gruppo arrivati in pullman manifestavano contro i pesanti tagli annunciati solo pochi giorni fa.
Cinquecentouno licenziamenti su 844 dipendenti, di cui 338 erano previsti nel Veneziano (100 su 100 a Portogruaro, con relativa chiusura dello stabilimento, 215 su 484 a Mira, 23 su 69 a Marghera). L’accordo. Il verbale d’accordo è stato chiuso dopo circa quattro ore di trattativa serrata. Da un lato i sindacati, dall’altro la Nuova Pansac, con Fabio Gandolfi, l’amministratore delegato, e Luca Ramella di Alix Partners, la società che sta predisponendo i piani industriale e finanziario.
L’azienda, oltre a ritirare i licenziamenti, ha anche ritirato dal piano industriale la chiusura degli stabilimenti, pur facendo mettere a verbale lo stato di crisi in cui versano, e ha annunciato il ricorso alla Cassa integrazione straordinaria (Cigs), che verrà chiesta per ristrutturazione aziendale, e non per chiusura.
Nelle prossime settimane l’azienda dovrà presentarsi al ministero del Lavoro per dire quanti lavoratori saranno interessati dalla Cassa, in quali stabilimenti e per quanto tempo. Gli interrogativi. Al tavolo non sono stati fatti numeri, ma è probabile che la Cassa - secondo stime sindacali - possa riguardare almeno 350 lavoratori, tra questi i 100 di Portogruaro.
C’è chi ritiene che l’accordo raggiunto ieri fosse da tempo il reale obiettivo dell’azienda e che l’avvio della procedura per i licenziamenti fosse non il fine, ma il mezzo per accelerare i tempi, su indicazione delle banche ancora esposte per circa 180 milioni di euro. Come sarebbe altrimenti spiegabile - ci si interroga - un simile passo indietro? L’accordo siglato ieri - commentano fonti vicine alla trattativa - rappresenta comunque un primo passo per la riapertura del dialogo. Le reazioni. «Siamo riusciti ad evitare la mobilità - dice Maurizio Don, della Uilcem - ma ora dobbiamo ragionare sul piano industriale, siamo alla prima fase del percorso».
Per Riccardo Coletti (Filcem) c’è il rischio che «ora che è stata ottenuta la Cassa integrazione l’azienda non voglia discutere il piano industriale, e noi vogliamo capire stabilimento per stabilimento cosa accadrà». «La cassa integrazione - dice Massimo Meneghetti, Femca Cisl - dovrà essere congrua al piano industriale». Soddisfazione per il ritiro dei licenziamenti arriva anche dalla Presidente della Provincia, Francesca Zaccariotto.
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia
Video