Crisi Pansac, la rabbia degli operai
Sono 338 nella nostra provincia, tutti con il rischio di non rientrare mai più sul mercato del lavoro. Sono i dipendenti della Nuova Pansac che sono stati licenziati dall’azienda leader mondiale nel suo settore, ma che ha le casse vuote. I lavoratori hanno tenuto assemblee negli stabilimenti di Malcontenta di Mira e Portogruaro, occupando poi le statali Romea e Triestina dove si sono formate lunghe code di veicoli
MIRA.
«Sono un semplice operaio, non un manager, ma da oltre 15 anni lavoro per questa azienda che è leader mondiale di settore. Vorrei capire: che fine hanno fatto i soldi che questo gruppo ha guadagnato a palate negli anni scorsi? Ora ci vogliono licenziare tutti. Ho un figlio e moglie da mantenere. Cosa farò? Deve pagare invece chi quel denaro aziendale lo ha sprecato a piene mani».
Sono le parole sconsolate di Luca Ceolin, rapprsensentante delle Rsu, dopo una assemblea sciopero alla Pansac di Malcontenta di Mira infuocata, che ha visto la partecipazione di oltre 300 dipendenti. Un’assemblea cui è seguito un blocco della statale Romea per quasi tre ore: dalle 11 alle 14. A Malcontenta dopo la notizia dei 501 licenziamenti di cui 215 solo qui, 23 a Marghera e 105 a Porrtogruaro, ieri gli animi erano tesissimi. «Ci hanno preso in giro - dice il segretario della Femca Cisl Massimo Meneghetti -
Quando ho saputo che oltre ai 440 esuberi già annunciati avevano aggiunto altri 61 nomi, mi sono messo a piangere. Una situazione del genere non era davvero nelle previsioni. Ora bisogna restare uniti e lottare come abbiamo detto fin dall’inizio in modo unitario, senza fare il gioco della proprietà che di fatto con questi tagli vuole chiudere». Contro la dirigenza della Nuova Pansac ci è andato giù durissimo anche l’assessore provinciale al Lavoro Paolino D’Anna: «Queste persone - ha detto D’Anna - sono dei delinquenti. Chi si comporta così, chi non ha a cuore il destino di centinaia di famiglie, provoca disastri anche a livello sociale».
La Cgil con il segretario provinciale Filcem Riccardo Coletti invece sottoline la necessità di agire in modo compatto ma anche visibile, per mettere in luce che questa azienda deve essere salvata e ci sono tutti i numeri anche dal punto di vista della qualità delle produzioni per poterlo fare». Maurizio Don (Uil) invece spiega che la proprietà, se non verrà a trattare rischia di pagare salato la sua intransigenza.
«Hanno spedito - dice Don - 501 lettere di licenziamento - Se la mobilità partirà con un accordo sindacale, l’operazione costerà 1 milione e 500 mila euro, altrimenti senza accordo 5 milioni. In una crisi di liquidità prospettata voglio vedere la fiducia che daranno le banche a questa dirigenza. Negli anni scorsi si diceva che si investivano 25 milioni di euro all’anno. Ora sappiamo che servivano a Fabrizio Lori e non per l’azienda».
I toni e la rabbia però erano altissimi e qualcuno durante l’assemblea ha proposto il blocco dei cancelli alla dirigenza. Gli operai poi sono scesi in strada e hanno bloccato per l’ennesima volta la Romea. Il traffico è andato in tilt dalle 11 alle 14. Si sono formate code chilometriche in entrambe le dizioni di marcia, cioè sia verso Mestre che verso Chioggia. E anche in strada non sono mancati alcuni momenti di tensione, quando diversi operai si sono rifiutati di far passare i Tir ad intervalli prestabiliti. Ma la lotta non finisce qui.
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