Crisi anche all'Harry's barCipriani: "Taglio gli stipendi"
Il fondatore: «L’unica soluzione è operare dei tagli nelle buste paga e nell’orario dei 75 lavoratori»
Arrigo Cipriani davanti all'Harry's
Anche il mitico Harry's Bar di Venezia, uno dei templi del lusso della città lagunare, nella morsa della crisi. Arrigo Cipriani, fondatore e anima del locale noto in tutto il mondo, ha dovuto fare i suoi conti e nonostante gli sforzi, i sorrisi, il contenimento delle spese e anche quello dei prezzi, ha chiuso il 2008 con incassi in calo del 30 per cento, che si sommano all'altro 20 per cento in meno dell'anno precedente. Guadagni quasi dimezzati, come per tutti. La crisi ha le sue conseguenze immediate che all'Harry's bar si sono concretizzate in una vertenza piuttosto dura con i sindacati di Cgil-Cis-Uil e Cisal.
Per ora è muro contro muro. Per i suoi 75 dipendenti Cipriani propone la riduzione dello stipendio a fronte di una riduzione dell'orario di lavoro. Così ha fatto a Londra, così ha fatto a New York dove, a parte il Rainbow che ha chiuso nei mesi scorsi, negli altri locali non sono stati toccati i posti di lavoro. "E' il male minore" spiega Cipriani. Meno fiduciosi i sindacati che temono, fortemente temono, tagli al personale. "Ci risulta che, vista la situazione generale della crisi, Cipriani abbia avviato la procedura formale per gli esuberi", spiegano. Cipriani, dal canto suo, quasi si secca. "Sono tre mesi che cerchiamo di confrontarci e non ci riusciamo. Per quanto mi riguarda non voglio sentir parlare di licenziamenti.
Però bisognerà trovare altre forme altrimenti la situazione sarà molto, molto grave". L'incontro tra il ristoratore e le organizzazioni sindacali Š previsto nei prossimi giorni e non sar… quel si dice una passeggiata. "Bisognerà arrivare a una riduzione dello stipendio, con una riduzione dell'orario di lavoro - dice ancora il ristoratore - altrimenti non so come potremo venirne fuori". Il ristorante continua a macinare clienti ma, come accade ovunque, a Venezia come nel resto del mondo, non è più come una volta. Gli americani latitano, i turisti sono pochissimi, quelli con una capacità di spesa da cena all'Harry's ancora meno, gennaio poi è un mese di fiacca. Arrigo Cipriani cerca di rianimare i clienti come può.
A Capodanno ha dimezzato i prezzi del cenone e ha fatto ballare tutti fino alle tre di notte. Viaggia un po' meno per essere di più all'Harry's sapendo perfettamente che la migliore promozione del suo locale è la sua presenza. Ma i conti sono quelli che sono. Alla Starwood hanno annunciato di mandare a casa 424 persone, poi scese a 120, di cui una trentina dipendenti del Gritti, dell'Europa & Regina, del Danieli. Per l'Harry's si spera.
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