«Così noi padri non rivedremo più i nostri bambini»

Il genitore: mio figlio aveva il diritto di essere preservato da questa situazione, andava preparato all’evento

PADOVA. È preoccupato, non sa quando né come rivedrà suo figlio. Ma è anche amareggiato per il contenuto della sentenza. Perché gli effetti non si ripercuotono solo sulla sua famiglia ma sui tanti padri che, come lui, stanno vivendo un dolore simile. «Se la decisione è quella che pare sia stata adottata» spiega il padre del bambino (nella foto), «si legittima un lavaggio del cervello che lascia poca speranza. Spero che non sia così».

Il giorno dopo la sentenza della Cassazione che ha cambiato la vita del piccolo, il padre è in Questura per raccontare l'accaduto: desidera che di tutto quanto è accaduto nelle ultime ore resti dettagliata traccia nei verbali della polizia. Per questo ha chiamato il 113 poco dopo che suo figlio gli è stato portato via dalla madre mercoledì sera. «Io sono separato dal 2005 con una separazione consensuale che permette il diritto di visita del papà» spiega, «ma il bambino di comune accordo era stato collocato dalla mamma. Dopo un primo periodo la madre ha iniziato a fare ostruzionismo e da un certo momento, con la famiglia materna ha intrapreso un'azione di condizionamento del bambino, un vero e proprio lavaggio del cervello che lo ha portato senza ragione a respingermi. Si rifiutava di incontrarmi».

A quel punto il padre si rivolge alla giustizia, che impone di ripristinare il rapporto con il papà. «Ma questo non è accaduto sia per l'ostruzionismo della madre sia perché gli organismi deputati, in particolare i servizi sociali, non hanno dato concreta attuazione al piano di riavvicinamento» continua il padre, che rievoca i momenti più dolorosi: «Il bambino mi ha preso a calci, a pugni, mi ha offeso, rifiutato di entrare nella stessa stanza in cui mi trovavo. Ora, dopo mesi, aveva ricominciato a chiamarmi papà, è affettuoso, mi dà dei baci e mi abbraccia. Mi vuole bene».

Il papà-avvocato non ha ancora potuto leggere la sentenza della Cassazione: «A quanto pare viene messo in dubbio che ci sia il fenomeno della alienazione genitoriale che invece io ho potuto riscontrare in modo certo. Così il bambino è stato rimandato dalla madre».

Guardando al futuro il padre si dice «molto preoccupato, temo che non lo vedrò più o che se lo vedrò verrà nuovamente condizionato negativamente nei miei confronti. E poi così si legittima il lavaggio del cervello dei bambini da parte dei genitori, spero non sia così. Sarebbe gravissimo e per i padri c'è ben poca speranza».

Infine un commento sugli avvenimenti della sera prima: «Mio figlio aveva il diritto ad essere preservato da questa situazione. Aveva diritto a una spiegazione e a una preparazione prima che questa cosa accadesse. La giusta procedura prevedeva una lettera di dimissione dalla struttura».

Valentina Voi

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia