Condannato l’ex cognato di Maniero
VENEZIA. Riccardo Di Cicco, l’ex cognato di Felice Maniero, ha riciclato in Svizzera e in vari conti correnti parte del tesoro di “Faccia d’Angelo”, di certo gli 11 miliardi di lire di cui è reo confesso.
Lunedì pomeriggio il giudice per l’udienza preliminare di Venezia, Massimo Vicinanza, ha condannato il dentista fiorentino, difeso dall’avvocato Giulio Venturi, a 4 anni e 10 mesi di reclusione (con la concessione delle circostanze attenuanti generiche) e 14mila euro di multa con rito abbreviato, che ha garantito all’imputato lo sconto di un terzo della pena. Il giudice ha riconosciuto l’aggravante dell’articolo 7 della legge 203 del 1991 sull’agevolazione mafiosa, ovvero di aver agevolato le attività della Mala.
L’imputato è stato assolto per insufficienza di prove per quanto riguarda, oltre che una parte dei soldi riciclati (Maniero sostiene infatti di avergli consegnato 33 miliardi di lire, avendone indietro solo 6-7), anche l’acquisto con denaro proveniente dal tesoro di “Faccia d’Angelo” delle ville a Marina di Pietrasanta in Versilia, e Fucecchio e diverse auto anche di lusso, tra cui Porsche e Bentley.
Il gup Vicinanza ha invece assolto Noretta Maniero, sorella di Felice ed ex moglie di Di Cicco (difesa dall’avvocato Antonio D’Orzi), per quanto riguarda le accuse di riciclaggio per le quali è stato assolto anche l’allora consorte. Sancito il non doversi procedere per avvenuta prescrizione per Di Cicco e Noretta Maniero in relazione all’acquisto della villa a Santa Croce sull’Arno (Firenze), datato 1989. Prescritta pure l’accusa di riciclaggio a carico della sorella dell’ex boss in relazione alla parte di tesoro riciclato per cui è stato condannato l’ex marito: anche qualora il reato fosse stato commesso, è passato troppo tempo.
L’accusa, con i pubblici ministeri Paola Tonini e Giovanni Zorzi, nella scorsa udienza aveva chiesto che l’odontoiatra di Fucecchio venisse condannato a 6 anni, mentre la sorella di Felice a 3 anni e 4 mesi. Nell’articolato dispositivo letto ieri dal gup Vicinanza, alla presenza di Riccardo Di Cicco arrivato dal carcere di Tolmezzo (Udine), è stata disposta tra l’altro la confisca di vari beni sotto sequestro, tra cui orologi e arredi preziosi, di proprietà di Di Cicco e di alcuni familiari.
A carico di Felice Maniero, invece, il giudice veneziano ha disposto la confisca di denaro o beni per un ammontare totale di 2 milioni di euro. I ragionamenti del giudice che stanno alla base della sentenza, oltre che l’esatta quantificazione del tesoro riciclato, verranno messi nero su bianco con le motivazioni che dovranno essere depositate entro 90 giorni, dopodiché il dispositivo potrà essere impugnato in appello. Sempre in Corte d’Appello la difesa di Di Cicco ha già presentato ricorso contro la misura di prevenzione con cui il Riesame ha disposto la confisca delle ville di Santa Croce sull’Arno, Fucecchio e Pietrasanta. Un appello su cui la difesa fa affidamento, anche alla luce della sentenza di ieri.
L’inchiesta della Procura Distrettuale Antimafia era partita grazie alle dichiarazioni che Felice Maniero aveva rilasciato nel corso del 2016 davanti ai pubblici ministeri Tonini e Zorzi. Aveva raccontato di 33 miliardi di lire, frutto di anni di attività criminali, che aveva dato al cognato perché fossero riciclati. Ma di quei soldi, Maniero sostiene di aver avuti indietro solo 6-7 miliardi. Di Cicco invece dice di aver ricevuto 11 miliardi e di averli resi tutti.
Per il riciclaggio, Di Cicco si è affidato al broker fiorentino Michele Brotini, anch’egli arrestato e in carcere da gennaio 2017 come l’odontoiatra. Il suo difensore, l’avvocato Marco Rocchi, ha scelto di non chiedere riti alternativi ma di affrontare il processo che si è già aperto. Tra i testimoni citati c’è Felice Maniero, non Riccardo Di Cicco. È stato acquisito agli atti il verbale dell’incidente probatorio nel corso dell’udienza preliminare nel quale il dentista ha parlato del suo rapporto con il broker.
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