Comunali, ecco il 'laboratorio' di Orsoni: "Sarò leader, non mediatore"

"Pretendo di essere il leader di questo ampio schieramento". Il candidato sindaco del centrosinistra presenta le bozze del programma e la coalizione che lo sostiene. Mai un’alleanza così larga nella storia della politica lagunare
Giorgio Orsoni
Giorgio Orsoni
VENEZIA
. «Non sarò un mediatore: pretendo di essere il leader e il punto di riferimento di tutte le forze politiche che mi hanno dato la loro fiducia. Senza avanzare, molto correttamente, alcuna pregiudiziale sui posti in giunta». Eccolo Giorgio Orsoni, candidato di centrosinistra alla poltrona di sindaco. Qualche giorno di attesa, incontri, trattative. Alla fine la quadratura del cerchio è arrivata. A Venezia, si realizza quello che in Puglia e nello stesso Veneto è fallito: la grande coalizione che va da Rifondazione all’Udc. Passando per Pd, Italia dei Valori, Ps, Verdi, Liga veneta e liste civiche. Il «Laboratorio Venezia» che ancora una volta in laguna precorre i tempi della politica nazionale.


Ieri nella sala giunta di Ca’ Farsetti, giusto una settimana dopo la performance di Renato Brunetta, il candidato-ministro del centrodestra, ecco l’uomo che punta a conquistare Ca’ Farsetti. Alla guida di una coalizione mai così ampia nella storia della politica veneziana. «Un ciclo si è chiuso», scandisce Orsoni, «Venezia aspetta ora un segno di rinnovamento».


L’avvocato canta vittoria. «E’ un’alleanza che segna un grande elemento di novità, la cosa che mi aspettavo quando ho cominciato questa avventura», dice. Obiettivo di Orsoni è «quello di mettere insieme tutte le forze vive della città» per realizzare il programma. «Venezia metropoli a misura d’uomo» è il titolo della bozza, che sarà definita dopo gli incontri con cittadini e categorie (da lunedì) e dopo la convocazione degli «Stati generali della città».


Alleanza larga, frantumata nel 2005 e poi in parte ricomposta, oggi addirittura allargata all’Udc di Casini. Come tenerla insieme? «Ho avuto carta bianca», scandisce Orsoni, «e nessuno ha posto condizioni. La novità vera di questa maggioranza è anche la mia indipendenza dai partiti. Lo vedrete anche al momento di formare la giunta, che sarà costituita da personalità indipendenti e giovani». Insomma, larga indipendenza al sindaco e governabilità garantita. «Se così non sarà», sorride l’avvocato, «ci ritroveremo qui per parlare delle mie dimissioni».


A tenere insieme le forze politiche sarà il programma. E i punti fondamentali sono sei o sette: Il lavoro e la casa, il welfare, la mobilità, i «rapporti trasparenti con il cittadino», che deve partecipare e decidere. Il turismo («Niente barriere, è una grande risorsa che va gestita») e la cultura, che potrà dare migliaia di nuovi posti di lavoro ai giovani. La sanità, oggi un po’ trascurata. E infine la «tutela dell’ambiente». Che dovrà pervadere, dice, tutte le scelte di questa amministrazione, a cominciare dalla bonifica di Marghera, dal restauro di Mestre, dal traffico acqueo: «La nostra città deve crescere nel rispetto dell’ambiente».


Tocca rispondere a Brunetta. Il candidato ministro ha promesso 100 mila nuovi abitanti, 50 mila posti di lavoro in più, 25 miliardi di euro nei prossimi dieci anni, forte del suo ruolo nel governo Berlusconi. «Io di abitanti ne porterò almeno tre in più, visto che ho tre figli», scherza Orsoni, «quanto ai soldi mi pare che questo governo non ci abbia dato né i soldi della Legge Speciale né quelli per la Città della Giustizia. Brunetta cominci da quelli, li terremo come caparra. La città non cresce soltanto con le sparate, ci vogliono comportamenti virtuosi».


Quanto al doppio incarico «utile alla città», Orsoni non ci sta. «Un ministro veneziano dovrebbe aiutare comunque la sua città, non solo se farà il sindaco. Io credo di avere la capacità di dialogare anche con enti di segno politico diverso». Quanto alla tv (il candidato dell’Udc in regione Antonio De Poli ha parlato di campagna dopata, con i ministri sempre in tv), Orsoni non si preoccupa: «Lui usa i mezzi che ha a disposizione. Giudicate voi se è corretto o no. Spero che con l’entrata in vigore della par condicio qualcosa cambi. La gente in ogni caso capisce bene».


Ma la domanda di fondo è sempre la stessa. Come mettere d’accordo alleati che su temi come la sublagunare e il Quadrante di Tessera la pensano in modo diverso? Orsoni insiste: «Io non devo rispondere a Roma, garantisco che le scelte saranno fatte dopo aver ascoltato la città, nell’interesse comune». Sul Quadrante «si dovrà tener conto della continuità amministrativa e non si può buttare tutto a mare. Lì ci sono progetti strategici di interesse. Ma una valutazione dovrà essere fatta». Via al confronto dunque. Con Brunetta già lanciato, che sostiene di avere dalla sua il 60 per cento dei consensi. Ma Orsoni è in pista soltanto da poche ore. E la battaglia sarà lunga.


Si lavora intanto alla formazione delle liste. Orsoni ha annunciato che oltre ai partiti in campo ci sarà a suo sostegno anche una civica guidata da Gianfranco Bettin (con Verdi e i movimenti Venezia sostenibile e Fondamenta), ma anche la Liga Veneta, L’Udc che sarà in lista con Mestre civica di Giampaolo Pighin e la 585 dell’ex leghista Nicola Bottacin. Poi a sostegno di Orsoni ci sarà il Movimento civico di Augusto Salvadori. Da soli correranno la Grande città di Alfredo Scibilia, «Fare» di Enrico Bressan e «Indipendenza veneta» di Albert Gardin.

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