Comitatone, 28 milioni sotto l’albero

Mediazione del sottosegretario Gianni Letta. E alla fine la polemica rientra
VENEZIA.
Un po’ di soldi anche per il Comune e la manutenzione della città. E sul Mose, polemica chiusa. Finisce come previsto con una soddisfazione generale il primo Comitatone del governo Berlusconi ter. Convocato non per discutere di strategie e interventi di salvaguardia, come si faceva una volta, ma soltanto per distribuire finanziamenti.


Ci ha pensato il sottosegretario alla Presidenza Gianni Letta a trovare la soluzione per uscire dal braccio di ferro in corso da settimane tra Regione e Comune. I soldi del Mose sono stati garantiti al Consorzio Venezia Nuova, che riceverà altri 800 milioni di euro come deciso dal Cipe. In tutto i fondi a disposizione per le dighe sono adesso 3 miliardi e 243 milioni su una spesa totale (manutenzione e gestione esclusa) di 4 miliardi e 300 milioni. Come «risarcimento» il Comune avrà altri 28 milioni di euro con una delibera che il Cipe approverà il 15 gennaio, come anticipato ieri dalla Nuova. Si vanno ad aggiungere ai 18,3 ottenuti ieri. Dunque, in totale per il Comune sono circa 45 milioni di euro per l’anno 2009, sufficienti per non interrompere le attività di restauro in corso e avviare i risarcimenti. In totale sono stati stanziati 50 milioni di euro, oltre ai 45 della Finanziaria 2007.


«Com’è andata? Poteva andare meglio, perché ne avevamo chiesti 80. Ma anche peggio», commenta alla fine il sindaco Massimo Cacciari, «è stato riconosciuto che la città ha bisogno di finanziamenti per la sua manutenzione. Che dovranno essere costanti». Un punto a favore del sindaco filosofo, dunque, dal momento che fino a poche ore prima il presidente della Regione Galan aveva escluso la possibilità di dare «nuovi finanziamenti alla città». «Ma per carità, sono battute, mica mi faccio coinvolgere in queste polemiche dei giornali», dice Cacciari, «Galan non ha neanche polemizzato. E anche il ministro Brunetta ci ha dato ragione». Pur non essendo componente del Comitatone, Brunetta aveva chiesto e ottenuto di poter partecipare alla riunione, che si è tenuta nella sala Verde di palazzo Chigi presieduta da Gianni Letta, con i ministri Matteoli, Prestigiacomo, Bondi.


«Il discorso sul Mose è chiuso», taglia corto Galan all’uscita della riunione, «è stata posta una pietra su qualsiasi polemica e qualsiasi intrusione di personaggi fuori dalla storia come Pecoraro Scanio». Anche la Legge Speciale, secondo Galan, è «morta». «E’ stata fatta per fare il Mose», dice soddisfatto, «il Mose è stato fatto. Adesso bisogna rifare la Legge speciale, e istituire una nuova Autorità per la gestione del dopo Mose».


In realtà la Legge Speciale del 1984 - e più ancora quella del 1973 - prevedevano una serie di interventi a difesa della laguna in parte mai realizzati (come l’apertura delle valli da pesca e l’estromissione dei petroli) e la «possibilità» di interventi alle bocche di porto graduali, reversibili e sperimentali. Invece si è puntato sul Mose, che va avanti. E di tutte le obiezioni e le perplessità si è fatta piazza pulita. «Mi pare evidente che il Mose sia arrivato a un punto quasi irreversibile», dice Cacciari, «basta fare un giro alle bocche di porto per rendersene conto». Non si parla più nemmeno di monitoraggi e controlli sugli effetti dei lavori. «Ma adesso finiscano alla svelta. E che Dio ce la mandi buona». Soddisfatto dell’esito della riunione il vicesindaco e assessore alla Legge Speciale Michele Vianello. «E’ stata riconosciuta la nostra specificità. Abbiamo chiesto che si definiscano le modalità e le quantità finanziarie almeno su base triennale per programmare gli interventi».

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