«Clima, non c’è emergenza»: chi sono i prof dell’Università di Padova che hanno firmato il documento eco-scettico
“Non c’è alcuna emergenza climatica”. Un’affermazione che è anche il titolo del manifesto sottoscritto da oltre 1.600 persone da tutto il mondo, tra cui numerosi scienziati. Ma non solo. Tra questi, anche 190 italiani e poco meno di una decina di accademici padovani, di ieri e di oggi che si uniscono al coro che nega il ruolo affidato all’uomo dalla scienza “mainstream” nel cambiamento climatico considerando quest’ultimo una costante nella storia del pianeta – basti pensare alla glaciazioni – e invitando a ridurre i decibel sull’allarmismo a favore di un atteggiamento più scientifico e meno politico.
I FIRMATARI
Tra i clima scettici si trovano anche un premio Nobel per la Fisica – il norvegese Ivar Giaever – e profili afferenti a compagnie petrolifere. In mezzo architetti, geometri, sommelier. Ma chi sono i firmatari padovani? Sottoscrittori Cesare Barbieri, professore emerito di Astronomia – tra i progettisti delle missioni cometarie Giotto e Rosetta –, Alessandro Bettini, emerito di Fisica, Antonio Bianchini, professore di Astronomia, Mario Floris, professore di Telerilevamento, Giuseppe Gambolati, professore di Metodi Numerici, Rino Genevois, docente di geologia applicata, Alberto Mirandola, presidente del dottorato di ricerca energetica, Sergio Ortolani, professore di Astronomia e Astrofisica e Renato Angelo Ricci emerito di Fisica.
Accademici. «Finiti nel fuoco incrociato tanto dei negazionisti quanto degli scienziati» assicura il professor Ortolani.
IL MANIFESTO
Tra le affermazioni contenute nel documento, quella secondo cui «i modelli climatici hanno molti difetti e non sono neanche lontanamente plausibili strumenti della politica. Non solo esagerano l’effetto del gas serra, ma ignorano il fatto che l’arricchimento dell’atmosfera con CO2 è vantaggioso. La CO2 è il cibo delle piante» e ancora «il riscaldamento globale non ha aumentato i disastri naturali: non ci sono prove statistiche che il riscaldamento globale stia intensificando gli uragani, inondazioni, siccità e simili calamità naturali o rendendole più frequenti». Da qui la convinzione che «non c’è emergenza climatica.
Pertanto non vi è motivo di panico o allarme» e l’invito ai leader europei «affinché puntino a una comprensione significativamente migliore del sistema climatico mentre i politici dovrebbero dedicarsi a minimizzare i potenziali danni climatici dando priorità a strategie di adattamento basate su piani collaudati e accessibili».
LA LETTURA
I firmatari del documento, molti dei quali, come detto, accademici riconosciuti per i risultati ottenuti – nel loro settore – spiegano quindi il motivo che li ha spinti a sostenere queste posizioni. «Il clima è sempre cambiato, con variazioni anche drammatiche in epoche non lontane, ricordiamo le età glaciali e interglaciali e in questi frangenti l’uomo ha dovuto adattarsi a cambiamenti importanti» sostiene il professor Sergio Ortolani, professore di Astronomia e Astrofisica «sicuramente l’uomo ha contribuito in modo malevolo all’inquinamento ed è altrettanto vero che la CO2 è aumentata, ma quanto sia colpa dell’uomo e quali effetti avrà non siamo in grado di stabilirlo. Pertanto, affrontare queste questioni sull’onda emotiva è un modo approssimativo per risolvere il problema: sembra che il tema del cambiamento climatico sia completamente colpa dell’uomo. L’effetto serra è un dato di fatto, ma non sappiamo in quale misura sia stato l’uomo a causarlo: c’è ancora molto da sapere e molto da scoprire e fare dell’uomo un capro espiatorio è limitante». Dopodiché «il rispetto per la natura è un valore a prescindere dall’aumento delle temperature» chiarisce, sottolineando di comprendere l’extra attivismo dei giovani – «perché si espongono per qualcosa in cui credono, anche se non condivido necessariamente tutte le loro battaglie» – e di essersi trovati in mezzo al fuoco incrociato di fronti opposti: «Ci attaccano da tutte e due le parti» conferma «di recente abbiamo ricevuto critiche dai negazionisti e questo perché tutti vorrebbero avere scienziati dalla loro parte, tuttavia non si tratta di essere tifosi, ma di analizzare la situazione. Quando si affrontano i problemi ambientali si tende a focalizzarsi sull’alterazione del clima, ma il tema del riscaldamento non è l’unico elemento. Pensiamo alla diffusione delle microplastiche e all’inquinamento luminoso di cui non si parla mai ma che ha un impatto molto forte sull’ambiente che coinvolge sia gli insetti che gli animali, a partire dagli uccelli». Il messaggio del documento – chiarisce quindi – non è di negazione tout court: «Quello che noi diciamo è che il problema esiste, ma che se vogliano trovare delle soluzioni efficaci è necessario non semplificarlo troppo». Il cambiamento climatico, insiste Ortolani «è molto più complesso. Ci sono questioni molto anche curiose di cui non ci rendiamo conto come l’influenza che esercitano il sole, la luna, persino Giove e i raggi cosmici. Ci interroghiamo sulle eruzioni solari solo quando queste causano problemi di rete ai telefonini ma sono fenomeni che hanno influenze profonde. Quello che quindi noi sosteniamo è che l’ambiente è molto più complesso di quanto possa sembrare e che sull’onda dell’emotività si corre il rischio di tralasciare questioni importanti. È una condizione pericolosa per cui a volte il rimedio finisce per essere peggio del problema stesso. Il nostro appello quindi è ad approfondire gli studi e ragionare con calma e con mente aperta su una questione importante, tralasciando l’emotività e tenendo conto di costi e benefici di certe scelte: non possiamo trascurare l’impatto sociale di certe decisioni». —
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