Class action per l'acqua alta: l'Harry's bar fa causa

Venezia. Arrigo Cipriani, stanco di veder allagato otto volte in un mese il suo Harry’s Bar, ha deciso di lanciare una class action contro il Porto e il Magistrato alle Acque. Chiederà i danni
Francamente, non ne poteva più di avere l’Harry’s bar un giorno allagato e l’altro pure e, così, ha deciso di metter su una bella class action, di quelle che potrebbero far molto male, per chiedere il risarcimento danni da acqua alta. Dalla porta del suo locale in fondo a calle Vallaresso, Arrigo Cipriani ha visto l’acqua lambire le sue scarpe inglesi, il pavimento in tarantino, le gambe delle poltroncine e su su fin (quasi) all’orlo delle tovaglie. «E’ ora che i veneziani si sveglino» dice. E annuncia l’attacco.


L’idea di un’azione legale collettiva la ruminava da un po’ ma dopo i fatti di dicembre - otto volte in un mese con l’Harry’s allagato - e l’entrata in vigore della nuova normativa, Cipriani si è deciso. Porto e Magistrato alle Acque, tanto per cominciare, ma non è detto che finisca qui. «Faremo causa contro il Porto, che ha scavato il fondale fino 19 metri e non ha provveduto a spostare altrove le petroliere, e contro il Magistrato alle Acque che, in qualità di massima autorità in laguna, doveva vigilare su tutti gli interventi - dice Cipriani - E invece accade che l’acqua entra sempre più spesso, sempre di più e sempre più alta». Diciassette volte sopra i 110 centimetri, quattro volte sopra i 130, due sopra i 140 solo nel 2009. L’Harry’s bar ne ha patito come gli altri locali e negozi che, soprattutto nell’area marciana, da un mese si scusano con i loro clienti per l’acqua che sfiora le caviglie e le ruote delle valigie. Adesso però Cipriani s’è un po’ rotto. «Durante la guerra, quando l’imboccatura del porto era profonda sei metri, non ho mai avuto l’acqua alta - dice - ora lavorare è diventato impossibile».


A Capodanno, insieme alla figlia Carmela che è al suo fianco nella gestione dell’Harry’s e del Dolci, ha ricevuto gli ospiti che sotto lo smoking e i vestiti lunghi avevano gli stivaloni. L’acqua alta è arrivata fino all’ultimo scalino risparmiando i sandali pazzeschi di certe signore americane ma è stato un colpo di fortuna alto un paio di centimetri. «Speriamo che mi seguano almeno in due» chiosa Cipriani ma certamente non sarà così. Lo seguiranno in tanti, soprattutto dopo un inverno che più allagato di così non si poteva. Di certo, però, darà qualche dispiacere al governatore in partenza Giancarlo Galan che proprio mentre montava il gossip sull’annuncio della class action ciprianesca diceva la sua: «Il bello di certi veneziani, non di tutti però, è quello di essere talmente fantasiosi da ritenersi i massimi scienziati al mondo in materia di idraulica lagunare o di ambiente lagunare o così via discettando. Alcuni veneziani della presente generazione credono, per esempio, che il susseguirsi di acque alte eccezionali sia dovuto anche al fatto che siccome si sta lavorando, scavando, allargando chissà cosa alle tre bocche di porto allo scopo di costruire il sistema di paratoie mobili, detto volgarmente Mose, tutto ciò sarebbe la causa degli attuali sversamenti d’acqua, imponenti e frequenti, dal mare verso la laguna».


E ancora. «Sciocchezze, le stesse sostenute da precedenti generazioni di fantasiosi veneziani che davano la colpa delle acque alte, negli anni Settanta, al Canale dei petroli - continua Galan - Nel corso degli anni Novanta ci fu un anno in cui acque alte eccezionali si susseguirono per venti giorni di seguito. E in quell’anno del Mose esistevano solo le carte».

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