Caso Litta 500 interventi nel mirino degli ispettori

PADOVA. È un’indagine senza precedenti quella conclusa dai tre “detective” della sanità veneta inviati in Azienda ospedaliera sulle tracce di Pietro Litta, il ginecologo e docente universitario al...

PADOVA. È un’indagine senza precedenti quella conclusa dai tre “detective” della sanità veneta inviati in Azienda ospedaliera sulle tracce di Pietro Litta, il ginecologo e docente universitario al quale è contestata la richiesta di una bustarella di 2 mila euro ad una paziente che si fingeva interessata all’intervento di chiusura delle tube (in realtà si trattava di un’inviata di “Petrolio”) visitata in libera professione con versamento di 200 euro senza fattura - e allettata dalla promessa di una corsia preferenziale rispetto ai fisiologici tempi d’attesa. In tre mesi il pool di ispettori ha setacciato l’intera attività 2017 di Litta, ricostruendo l’iter dei circa 250 interventi eseguiti dal professore: l’appuntamento e la visita, la diagnosi e la prescrizione, l’inserimento in lista d’attesa e l’ingresso in sala operatoria. Il sospetto è che la diagnosi sia stata in qualche caso “accomodata” per consentire una riduzione dei tempi, previa visita extramoenia dallo stesso ginecologo che poi avrebbe praticato l’intervento «in costanza di ricovero», scavalcando altri pazienti in attesa, avvalendosi in ciò della compiacenza di colleghi e personale aziendale. Il trio ispettivo non si è limitato al caso Litta, ma ha allargato il raggio d’azione ad altre discipline chirurgiche, concentrando l’esame sugli interventi preceduti da una visita in libera professione e procedendo, stavolta, per campione: altri 250 i casi finiti sotto la lente.



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