Cacciari querela Dagospia e vince: indennizzo di 5 mila euro donato a Emergency
Un articolo online scriveva che l’ex sindaco avrebbe affittato la casa ai turisti, ma non è vero. Trovato un accordo con lettera di rettifica

Un affronto. Un’accusa che non gli stava proprio addosso, quella di avere utilizzato la sua casa di Venezia per affittare ai turisti. Così l’ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari aveva deciso di querelare il sito Dagospia per diffamazione.
«La mia casa», aveva detto furibondo, «non è mai stata a disposizione dei turisti». Adesso la vicenda è giunta alla fine dopo un lungo iter giudiziario. Dagospia e il suo creatore Roberto D’Agostino, in genere molto informati sui fatti, hanno stavolta ammesso l’errore e pubblicato una lettera del filosofo.

Il processo è stato evitato e le parti hanno raggiunto un accordo transattivo. Il sito dovrà risarcire Cacciari con cinquemila euro, che sono stati donati a Emergency. L’associazione di cui l’ex sindaco è sempre stato un sostenitore, oltre che amico fraterno dello scomparso suo fondatore, Gino Strada. Emergency ha ora sede alla Giudecca, spazi degli ex Cantieri navali messi a disposizione allora proprio dal Comune e dall’assessore Mara Rumiz, oggi responsabile orgnizzativa e volontaria dell’associazione.
Dura e sintetica la lettera inviata da Cacciari a Dagospia. «Egregi signori», scrive l’ex sindaco, «nel pubblicare sulla vostra testata qualche mese fa una notizia errata riguardo a una mia attività di affittacamere a Venezia (con annessa foto della porta di casa mia, alla faccia del diritto alla privacy) mi avete gravemente offeso. Non certo perché in sé tale attività abbia qualcosa di illecito, ma in quanto essa avrebbe smascherato tutta l’ipocrisia del mio lavoro e dei miei sforzi, durante i lunghi anni di impegno politico e amministrativo in città, per limitare il riuso dilagante di alloggi a scopi ricettivi e commerciali e difendere la residenza».
Un’arrabbiatura sfumata nel tempo, soprattutto placata dall’offerta di Dagospia di pubblicare integralmente, senza risposte o commenti, la verità del filosofo. «Accetto tuttavia il riconoscimento del vostro torto e le vostre scuse», concludeva lo scritto pubblicato, «che si esprimono con la pubblicazione di questa mia e di un indennizzo simbolico che devolverò a Emergency».
Una vicenda che all’epoca aveva destato clamore. Cacciari risede da sempre nella casa di famiglia di San Tomà, negli ultimi tempi meno presente in laguna per i suoi impegni di studio a Milano. Una casa di due piani, con sopra l’appartamento dei genitori che aveva anche offerto gratuitamente qualche anno fa a una famiglia in difficoltà.
Chi lo conosce e lo frequenta sa che in casa sua ci sono soltanto libri e pochi mobili. L’alloggio di uno studioso, in stile quasi monastico, che ancora oggi Cacciari abita. Niente di più estraneo alla sua cultura e al suo impegno politico di questi anni dunque l’intenzione di adibire la sua casa ad affitto per i turisti.
Negli anni Novanta si era tentato di mettere un freno al dilagare dei cambi d’uso. Poi esplosi con il Giubileo del Duemila e infine negli ultimi anni. Così l’accusa comparsa sul sito lo aveva fatto andare su tutte le furie. Arrivando a presentare la querela per diffamazione, cosa che mai aveva fatto nei 12 anni da sindaco, anche in presenza di attacchi pesanti da parte della stampa. Si è valso dell’aiuto di Giovanni Montanaro, giovane scrittore e avvocato veneziano, che è riuscito a convincere i legali del sito ad arrivare all’accordo. Dopo la pubblicazione della precisazione la cifra stabilita come indennizzo e devoluta a Emergency è stata di cinquemila euro.
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