Cacciari: «Il voto, una cambiale in bianco»
«Da non sprecare la straordinaria cambiale in bianco e la volontà di cambiamento espressa da tre milioni e mezzo di cittadini. Nel Veneto siamo andati benissimo, nel 2010 possiamo farcela»
VENEZIA. «Prodi deve restare al suo posto. Ma il nuovo partito dovrà essere molto esigente col governo. Proprio per non sprecare questa straordinaria cambiale in bianco e la volontà di cambiamento espressa da 3 milioni e mezzo di cittadini. Nel Veneto siamo andati benissimo: segno che nel 2010 possiamo farcela». Era stato tra i più critici sulle modalità di formazione del nuovo Partito Democratico. Ma ora Massimo Cacciari saluta con entusiasmo la nascita del nuovo soggetto politico. E indica le priorità: legge elettorale, riforme istituzionali, nuova politica del welfare.
Dunque, è stato un successo
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«Una partecipazione straordinaria. Non solo per i numeri, che nessuno ma proprio nessuno aveva previsto in questa dimensione. E' stato qualcosa di più, la riprova che ampi settori di questo Paese magari anche non di centrosinistra vanno disperatamente alla ricerca vera di un cambiamento. E' questo è un dato importantissimo, che fa ben sperare».
Hanno votato in tanti. Ma anche alle primarie di Prodi era stato così. Poi tutto era ricominciato come prima.
«Adesso è diverso. Lì c'era da votare un premier, c'era tutta l'Unione e la metà di quei voti erano contro Berlusconi. Oggi nasce un partito, si volta pagina. E'un risultato di grande importanza».
Tre milioni e mezzo di votanti, nonostante le polemiche sulle liste bloccate e sul segretario già deciso.
«A maggior ragione è stata una cosa straordinaria. La gente ci ha creduto, si è aggrappata a questa partecipazione ben al di là dei numeri di Ds e Margherita».
I risultati erano scontati?
«Sulle liste direi che non c'è stata alcuna sorpresa. Adesso si tratterà di riequilibrare e di cominciare a lavorare. Questo nuovo partito ha una grande responsabilità, su di esso si focalizzano grandi speranze che non possono andare deluse».
Dunque?
«Occorre cominciare subito, senza se e senza ma. Con responsabilità e coerenza, altrimenti sono guai. Questo è l'ultimo dei disincanti».
Tre cose da fare subito.
«Imporre una nuova legge elettorale. Un serio maggioritario che consenta di governare. E' quello che vuole la stragrande maggioranza degli italiani. Poi avviare riforme istituzionali per il governo e il Parlamento. E infine una vera riforma delle Politiche sociali».
Di destra o di sinistra?
«Né di destra né di sinistra. La ragionevolezza impone che le risorse ricavate dalla riforma delle pensioni vengano investite sulla scuola, la ricerca, i giovani, nella lotta al precariato. Insomma, è ora di guardare al futuro. Questi sono i punti irrinunciabili per il nuovo Pd».
Il voto di domenica ha cancellato come d'incanto i problemi nel centrosinistra?
«Niente affatto. Ci sono dei problemi, eccome. Ma la gente ha scelto una strada diversa da quella di Mussi e Angius e di chi non ha creduto nel Pd. Ci hanno dato una cambiale in bianco, e adesso per onorarla è evidente che dovremo essere molto esigenti nei confronti del governo».
Qualcuno ipotizzava una caduta del governo Prodi.
«Sicuramente non sarà così. Anche se dovremo presto cambiare rotta».
E' stata sconfitta l'antipolitica?
«Metà di quelli che erano con Grillo sono venuti a votare, ne sono sicuro. Loro a differenza di Grillo non sono antipolitici, protestano contro la cattiva politica».
Dagli altri partiti minori del centrosinistra sono venuti commenti cauti. Che futuro c'è per loro con il nuovo Pd?
«Visti i risultati, credo che i socialisti dovrebbero entrare subito nell'orbita del nuovo soggetto politico. Così anche i Verdi. Non ci vedo nulla di incompatibile».
Forse la politica ambientale.
«Il futuro della politica ambientale seria sta dentro il partito democratico».
Cacciari è stato stranamente «buonista» con Veltroni quando è venuto a Venezia».
«Si è comportato molto bene, sia nei toni che nella moderazione. Ma il lavoro comincia adesso».
Il neosegretario ha annunciato che nel nuovo partito non ci saranno le correnti.
«Dipende. Certo se pensiamo alle correnti della Dc o del Pci no. Ma intese come differenze di sensibilità, ci saranno per forza».
Pensa che dovrebbe dimettersi da sindaco di Roma?
«Se continua questa fase di stallo direi di no. Lo farà quando si entrerà nella seconda fase. Allora fare due lavori sarà piuttosto difficile».
Cosa cambia questo voto per Venezia e il Veneto?
«L'elezione di Giaretta come candidato unitario ci dà una grande iniezione di fiducia in vista delle elezioni regionali del 2010. Se si capitalizza questo successo e ci si dà una struttura davvero federalista con autonomia decisionale sul piano regionale si può farcela».
Per vincere nel Veneto toccherà spostarsi sul terreno della destra?
«No, su temi come l'ambiente, la sicurezza e il welfare abbiamo un valore aggiunto rispetto alla destra. Ma bisognerà attuare l'autonomia e il federalismo fiscale».
Cacciari sarà coinvolto nel nuovo partito?
«Chissà, vedremo».
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