Ca' Giustinian ritorna alla città
Inaugurata la restaurata Sala delle Colonne, innovativo spazio espostivo
VENEZIA. E' l'ora dell'abbuffata un po' bulimica di inaugurazioni, esposizioni, premi, vernici, film, passerelle che ogni fine estate travolge Venezia con un'offerta capace di stordire: dalla Mostra di Architettura a quella del Cinema firmate Biennale, dalle grandi sculture contemporanee di Tony Cragg a Ca' Pesaro alle incisioni di Piranesi alla Cini, dal Campiello alla Storica.
Ma dal frullatore di proposte - di altissimo livello - che travolgeranno la città nei prossimi giorni, quest'anno escono anche il taglio del nastro di spazi importanti che la città recupera all'uso pubblico permanente, dopo oltre un decennio di inattività.
Così per la Sala delle Colonne di Ca' Giustinian, auditorium polivalente tra stucchi e specchi settecenteschi e per i 130 mila volumi ritrovati dell'archivio Asac, con la nuova biblioteca al Palazzo delle Esposizioni: interventi che restituiscono alla città luoghi di ritrovo e studio, storici e al contempo modernissimi.
«Undici anni fa, Ca' Giustinian cadeva a pezzi fatiscente e il Padiglione Italia faceva acqua da tutte le parti», sottolinea il presidente Paolo Baratta, «in una prima fase, ci siamo concentrati sul recupero di nuovi spazi espositivi per rappresentare sempre più il mondo dell'arte mondiale a Venezia e fare grande la Biennale, all'Arsenale, con il Giardino delle Vergini, il nuovo Padiglione Italia, il ponte a Castello. Ora, la Biennale si "urbanizza", si apre alla città, al suo territorio con spazi aperti tutto l'anno, oltre l'evento, recuperati su progetti del nostro Ufficio tecnico. E' il nostro modo di ringraziare Venezia e il Comune, che ci ha concesso in permanenza Ca' Giustinian».
Ed ecco il caffé-ristorante con la terrazza sul Canal Grande accessibile anche a portafogli senza card oro e l'atrio d'ingresso trasformato in galleria espositiva - già inaugurati nei mesi scorsi, dopo un restauro ventennale - ma soprattutto le nuove aperture. Al piano terra, il laboratorio permanente dove - tra tavoli di studio e maxi lavagne - giovani si confronteranno con i maestri del design, «in stage di due settimane, dove la creatività dei nuovi talenti sarà messa a costrutto, dove si farà design».
E poi la ritrovata Sala delle Colonne: 500 metri quadrati di stucchi, cascate di vetri di Murano, dove le nuove tecnologie in fatto audio-video «permetteranno di ospitare spettacoli, concerti, convegni, workshop: un auditorium aperto alla città, che potrà essere utilizzato direttamente - permettendoci ad esempio di portare nel cuore di Venezia il Festival della Musica, oggi all'Arsenale, bellissimo ma piuttosto scomodo d'inverno - oppure affittato per offerte di un certo target», spiega Baratta, uno sguardo alla città e l'altro alle casse dell'ente. E non manca l'aneddoto su una sala che è stata salone delle feste e, negli anni Settanta, luogo di memorabili dispute politiche: quando il Comune l'acquistò negli anni Trenta per farne la sede del casinò, si ritrovò contro la Curia, che non voleva che i seminaristi della Salute fossero tentati dalla dirimpettaia lussuria. La spuntò la chiesa.
Padrino d'eccezione della nuova sala, ieri, «uno dei Leoni dello zoo della Biennale» - come l'ha presentato Baratta - Frank O. Ghery, che qui espone grandi plastici e pannelli de il LUMA/Parc des Ateliers, un parco-villaggio polivalente destinato alla progettazione e produzione d'arte, ad Arles.
Domani l'inaugurazione - nel cuore di Castello - della nuova Biblioteca dell'Asac, inagibile da quando fu chiusa la sede di palazzo della Regina. Se foto e filmati hanno trovato collocazione al Parco scientifico tecnologico Vega, al palazzo delle Esposizioni dei Giardini di Castello si rincorrono 800 metri di scaffali aperti dove chiunque potrà leggere i 130 mila volumi della Biennale, compresi 70 mila cataloghi e 3500 riviste. «La Biennale ha saputo non solo recuperare, ma anche dar vita all'idea del vecchio Fontego come luogo di produzione, scambi e commerci», ha sottolineato il sindaco Orsoni, «qui si favoriranno scambi culturali e intellettuali».
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