Brunetta si arrende, Venezia addio
"Un’isola rossa nel mare verde-azzurro, io non mi ricandido più"
Il ministro Renato Brunetta
VENEZIA.
C’è la presa d’atto: «Venezia si conferma l’isola rossa nel mare azzurro-verde dell’Italia».
L’autoassoluzione e la recriminazione, nella ricerca di un colpevole: «C’è rammarico e amarezza per il crollo della Lega a Venezia, con meno 8 punti rispetto ai 19 che ha preso sempre qui, alle regionali. Se avessi avuto tutti i voti che ha avuto Zaia a Venezia avrei vinto al primo turno. La Lega ha avuto uno straordinario successo nel Veneto, ottimo anche a Venezia per Zaia, poi il crollo: si è dimezzata quando si è trattato di votare il sottoscritto. E’ un problema che andrà analizzato nella coalizione», perché «l’elettore leghista vota i propri candidati, ma ha più difficoltà a votare un non leghista: gli manca la cultura della coalizione».
E la chiusa finale: «Ha prevalso il conservatorismo rispetto ai programmi di rinnovamento. Qualcun altro prenderà il testimone tra cinque anni: certamente non io. Io, non mi ricandiderò più».
Lunedì sera, Renato Brunetta è andato a letto cullato dai risultati delle Regionali che confermavano a grandi linee i sondaggi dell’ultimora (venerdì) commissionati dal Pdl al solito Crespi: coalizione al 48-49%, il ministro fino a due punti sopra la sua alleanza, vittoria al primo turno e comunque - mal che andasse - ballottaggio certo.
Si è, invece, svegliato in una Venezia plumbea, sonoramente battuto per la seconda volta nella sua corsa a Ca’ Farsetti da un Giorgio Orsoni che ha portato a casa un netto successo personale in termini di preferenze e di coalizione.
Il ministro giunge al quartier generale del Pdl, a piazzale Roma, poco dopo le 11, quando arrivano - seppur lentissimi - i primi risultati dai seggi: entra da una porta laterale e si chiude nelle sue stanze. Vi riemerge - per incontrare i giornalisti - poco prima delle 14, dopo aver metabolizzato la sconfitta, telefonato ad Orsoni per complimentarsi e trovato una risposta pubblica per giustificare il crollo di consensi rispetto alle attese. Le domande incalzano, dopo che Brunetta ha indicato un unico responsabile: l’elettorato leghista.
I toni sono sempre pacati, il sorriso non manca, le critiche neppure.
Perché ha perso?
«E’ stata una bellissima campagna elettorale, abbiamo affrontato tutti i temi della città: ho avuto oltre 320 incontri, tutti con interventi. La Lista Brunetta ha ottenuto il 7%, superiore ad esperienze simili come la Lista Moratti. Il Pdl e le liste collegate hanno guadagnato: dal mio punto di vista posso essere soddisfatto. Certo, c’è stata l’amara sorpresa, che non ci aspettavamo: tutto faceva ritenere avremmo vinto al primo turno».
Tradito dalla Lega o dagli elettori della Lega?
«Non ho dubbi sulla lealtà della Lega, quanto piuttosto sulla sua “cultura di coalizione”: votano i loro candidati, più che i candidati della coalizione. Bisogna investire di più sulla cultura della coalizione. Per questo c’è molta amarezza. Noi abbiamo votato lealmente la presidente Zaccariotto come Zaia. Non è avvenuto altrettanto e in questo modo gli elettori della Lega hanno fatto male alla coalizione ed anche a loro stessi, visto che hanno dimezzato i loro consiglieri».
L’assessore provinciale pdl Raffaele Speranzon - assessore comunale in caso di vittoria del centrodestra - la traduce così: «Se chiedi ad un leghista se preferisca far vincere la coalizione o aumentare di uno 0,1% la Lega e perdere le elezioni, lui, non ha dubbi, perde le elezioni in cambio di un più 0,1%».
Le domande incalzano.
Quando torna a Roma?
«Domani (oggi, ndr): giovedì c’è Consiglio dei ministri e io torno a fare il mio lavoro di ministro di Innovazione e Pubblica amministrazione».
Resterà in Consiglio comunale?
«Devo verificare la mia agenda: la compatibilità con gli impegni di ministro».
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