Brugnaro: «Incentivo all’occupazione e no sussidi a pioggia Autonomia, Zaia tradito»
Il federalismo è una chance di progresso, ma anche la Lega ha lasciato solo il governatore»
«Che ci faccio nella coalizione di centrodestra? È una questione di coerenza. Da sette anni amministro Venezia e la città metropolitana insieme a Lega, FdI e forzisti: non mi hanno mai impedito di governare. Non credo che il cosiddetto terzo polo di Calenda e Renzi, nel caso improbabile di un successo della sinistra, potrebbe fare altrettanto. Detto ciò, credo che rafforzare Noi moderati, l’ala centrista della nostra alleanza, sarebbe utile anche sul piano operativo, per affrontare i problemi con un approccio pragmatico e risolverli a dispetto del partito del no».
Luigi Brugnaro, sindaco del capoluogo regionale e presidente di Coraggio Italia, si atteggia a garante di un percorso governativo “post ideologico”, in sintonia con le esigenze – e i timori - delle forze sociali e produttive attese alla prova del fuoco d’autunno.
La sua campagna rivendica l’autonomia del Veneto come obiettivo cruciale. Viceversa, il segretario del Pd Enrico Letta, candidato a Vicenza, afferma che agli occhi degli elettori si tratta di una questione secondaria.
«Al referendum, il 98% dei votanti ha detto sì all’autonomia differenziata prevista e regolata dalla Costituzione. Non è una secessione né una strappo nordista, comporta invece un’assunzione di responsabilità e un accorciamento della catena di comando. È una chance di progresso per l’intero Paese, lo stesso presidente Mattarella l’ha evocata nel discorso d’insediamento».
Se è per questo, Luca Zaia ne ha fatto addirittura una bandiera, la madre di tutte le battaglie, ha gridato a Pontida. Chissà se FdI, erede del primato statalista e del mito capitolino, condividerà questo traguardo.
«In questa battaglia sacrosanta, Zaia è stato tradito e lasciato solo. Anche dal suo partito. La destra? Conosco Giorgia Meloni da dieci anni, è una persona onesta e corretta. Vuole il presidenzialismo? Io dico sì. Ma è una riforma costituzionale e richiede tempi lunghi, l’autonomia differenziata, invece, ha già compiuto gran parte del percorso. Portiamola a casa al più presto».
Dopo i fiumi di retorica sulla locomotiva del Nordest, ci ritroviamo delusi e inquieti. Qual è il tallone d’Achille del Veneto?
«A Roma, aldilà delle chiacchiere e delle pacche sulle spalle, contiamo poco o nulla. Le risorse seguono canali privilegiati che ci escludono: la capitale, l’asse Milano-Varese e il binomio Bologna-Firenze. Perché in altre regioni le grandi infrastrutture sono finanziate dallo Stato e noi dobbiamo sobbarcarci i costi della Pedemontana? Perché in Francia c’è solo Cannes e in Italia si è voluto contrapporre alla Mostra di Venezia la Festa del cinema di Roma?».
Voltiamo pagina. Aziende che cercano disperatamente manodopera, lavoratori senza impiego: da imprenditore e dirigente d’azienda folgorato sulla via della politica, come spiega questo paradosso?
«Io credo, anzitutto, che gli italiani non si dividano tra destra e sinistra ma tra i rancorosi che agiscono per paura e i coraggiosi capaci di immaginare il futuro. Che significa? È evidente che il reddito di cittadinanza al nord non funziona e al sud, troppo spesso, genera voto di scambio. So di cosa parlo, a suo tempo ho lavorato con Marco Biagi e non sono un ultraliberista. Questo sussidio doveva costare 1 miliardo l’anno, oggi ne spendiamo 10, ebbene, io non propongo di abolirlo ma di riformarlo. Riserviamo tre miliardi a chi è davvero in difficoltà e non è protetto da ammortizzatori sociali, destiniamo gli altri sette a chi, dai diciotto ai trent’anni, si mette in gioco: detassando quanti aprono una partita Iva e sgravando dagli oneri contributivi le imprese che assumono giovani, così da garantire loro uno stipendio più elevato. Insomma, la stella polare dev’essere l’incentivo all’occupazione non il premio a chi se ne sta a casa. Chi blatera di decrescita felice sappia che la recessione non renderà felice nessuno».
Neanche le bollette alle stelle, se è per questo. Qualche idea non propagandistica per contenere gli effetti della crisi energetica?
«Sa quanto costa la macchina statale ai contribuenti italiani? 1008 miliardi di euro l’anno. Mi rifiuto di credere che non sia possibile risparmiarne una cinquantina attraverso un efficientamento. Le aziende lo fanno tutti i giorni, noi, a Mestre, abbiamo abbattuto i costi dei certificati demografici tramite la digitalizzazione, migliorando i servizi agli utenti. Ecco, questa semplice riduzione di spesa, il 5% del totale, consentirebbe di neutralizzare l’impatto dei rincari».
Sa che qualcuno già la indica come candidato favorito alla successione del governatore?
«Dopo Zaia c’è solo Zaia, entrambi abbiamo tre anni e mezzo di lavoro davanti. Poi non so che succederà. Io faccio il sindaco gratis e giro a spese mie, non coltivo chissà quali ambizioni, penso a Venezia e al Veneto. Fosse per me, vorrei Luca premier».
Un quadretto deamicisiano, come il titolo del suo libro, “Ci giudicheranno i bambini”.
«È la semplice verità. Le nostre scelta, fra trent’anni o anche prima, condizioneranno la vita di quanti oggi sono bimbi. Se non siamo accecati dall’egoismo, abbiamo l’imperativo morale di agire pensando prima di tutto a loro».
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