Bosco di Mestre,altri 20 ettari a Forte Cosenz

Taglio del nastro nell’area intitolata a Ottolenghi, rabbino deportato e morto ad Auschwitz. Oltre a piante autoctone ci sono percorsi ciclabili e pedonali, aree di sosta e passerelle
Un altro importante tassello nel puzzle del costruendo Bosco di Mestre. In attesa della consegna alla città, domenica prossima, sono stati ufficialmente inaugurati ieri i primi venti ettari del Bosco Ottolenghi, realizzato in via Forte Cosenz, nell'area ceduta nel 2003 al Comune di Venezia in usufrutto trentennale dalla Fondazione Querini Stampalia e intitolato alla memoria del rabbino di Venezia Adolfo Ottolenghi, deportato e ucciso ad Auschwitz nel 1944, alla presenza del figlio e della nipote.

«E' una zona che vogliamo sempre più frequentata, strappata a una sorta di stato selvaggio - ha sottolineato il sindaco Massimo Cacciari - E' un'area che si inserisce in un sistema di parchi che garantiranno alla città un rapporto metri quadri-numero di abitanti (a regime 75 metri quadri oer ognuno dei 186 mila mestrini, contro i 13 di Milano e i 14 di Roma, ndr) maggiore di qualsiasi città italiana e che la farà diventare di gran lunga la città più verde d'Italia e tra le prime al mondo».

Più verde, dunque. E senza tartassare i cittadini. «Altrove interventi come questo vengono realizzati con una tassa di scopo - continua Cacciari - Noi invece lo facciamo senza aumentare l'imposizione locale. Questo ce lo diciamo tra noi - chiosa il sindaco - perchè so benissimo che la stampa locale non lo dirà».

L'area consegnata ieri rappresenta il frutto degli impianti effettuati da Veneto Agricoltura nel periodo 1997-99. Le piante (1.444 iniziali, poi ridotte del 25 per cento a causa della mortalità naturale e dello sfoltimento selettivo programmato) sono specie autoctone, locali: dal frassino all'acero campestre, dalla farnia al carpino, noccioli e tigli, ontani e pioppi.

La piantumazione degli altri 180 ettari è stata interamente realizzata tra il 2003 e quest'anno. Ci vorrà del tempo perchè l'intera area venga consegnata alla città: le stime attuali parlano di 8-10 anni.

Nel frattempo gli appassionati della natura potranno godersi il bosco in bicicletta o passeggiando. Tra i filari di piante sono infatti stati individuati percorsi ciclabili e pedonali, aree di sosta e passerelle. Al bosco si può arrivare in auto (c'è un parcheggio) o con i mezzi pubblici (comode fermate dei bus 4 e 14).

«Questo vuole essere un bosco naturalistico con tante specie mescolate tra loro - spiega Mariolina Toniolo, presidente dell'Istituzione Bosco di Mestre - Non dunque un bosco piantato per scopi produttivi, per fare legna, ma un bosco naturalistico, che preservi le specie di questo territorio». Il taglio del nastro - alla cerimonia ha partecipato la giunta quasi al completo, con gli assessori Luana Zanella, Gianfranco Vecchiato, Mara Rumiz, Laura Fincato, Pierantonio Belcaro, il presidente del consiglio comunale Renato Boraso, il presidente della Municipalità di Favaro Gabriele Scaramuzza, il presidente del Casinò Mauro Pizzigati (sponsor del bosco Ottolenghi) - è stato affidato a uno studente e una studentessa della scuola media Volpi di Favaro.

Ed è proprio ai ragazzi che si sono rivolti il rabbino capo della comunità ebraica di Venezia Elia Richetti e lo scrittore, autore e regista Moni Ovadia. Richetti ha tratteggiato la figura del rabbino Ottolenghi alla loro età attraverso le raccomandazioni fatte dal suo maestro all'inizio degli studi. Sul tema del bosco e della memoria si è soffermato Moni Ovadia. «La filosofia imperante oggi è quella del Life is now - sottolinea l'autore - Ma se così fosse sempre stato noi non saremmo nati, voi non sareste mai nati».

Parole pronunciate nell'angolo della memoria, là dove la targa (in legno) a ricordo del rabbino Adolfo Ottolenghi è stata piantata nell'acqua. Un progetto donato dall'architetto ed ex assessore Guido Zordan, anch'egli presente alla cerimonia.

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