La falsa badante voleva uccidere con i farmaci anche il suo fidanzato
Paola Pettinà aveva chiesto aiuto al Suem 118 per l’uomo che è risultato in overdose di benzodiazepine: è accusata di essere stata lei. La coppia insieme ai genitori e alla figlia di lei viveva a San Pietro in Gu: la 46enne È indagata anche per il tentato omicidio del compagno
È il pomeriggio del 14 marzo 2024 quando dal telefono di Paola Pettinà, 46 anni, la badante vicentina accusata di aver narcotizzato e ucciso quattro anziani, parte una telefonata indirizzata alla centrale del 118.
La donna, che si trova a casa del fidanzato, Giovanni Domenico Moletta, in via Divisione Folgore a San Pietro in Gu, appare agitata nel comunicare che il proprio compagno: «nel giro di un quarto d’ora ha iniziato a parlare male, non riusciva a tagliare la bistecca, ad alzarsi in piedi».
Il 118 manda subito un’ambulanza. Moletta viene soccorso e trasportato immediatamente in ospedale e solo grazie a questo intervento tempestivo viene evitato il peggio.
«Paola mi ha suonato il campanello sconvolta e mi ha detto che Domenico si era sentito male. Non riusciva a parlare, abbiamo pensato a un’ischemia», ha raccontato un vicino di casa al riguardo.
Arrivato al pronto soccorso Moletta, è stato sottoposto ai primi esami ed è emerso come la condizione di rallentamento e di incapacità di mantenere la posizione eretta del corpo fosse la conseguenza di un’assunzione incongrua di benzodiazepine. Subito è stato quindi sottoposto ad elettroencefalogramma.
E qui è emersa la prima stranezza: Moletta presentava gli stessi disturbi degli anziani assistiti da Pettinà e finiti al pronto soccorso con sintomi del tutto simili.
Inoltre la somministrazione da parte dei medici di flumazenil, un farmaco che contrasta il torpore dovuto all’assunzione delle benzodiazepine, dopo due infusioni ha dato immediata risposta. E anche gli esami tossicologici hanno confermato nelle urine la presenza di psicofarmaci, tant’è che la diagnosi del pronto soccorso ha concluso proprio in tal senso: “assunzione incongrua di benzodiazepine”.
Ascoltato dal personale medico che l’ha preso in cura al pronto soccorso, Moletta ha raccontato che non appena era rientrato a casa, poche ore prima, la compagna (che ha descritto come un’assuntrice abituale di Xanax), gli aveva offerto un bicchiere d’acqua che teoricamente avrebbe dovuto contenere del Supradyn, noto integratore multivitaminico.
I medici, all’atto delle dimissioni, hanno comunque prescritto a Moletta l’esecuzione di una Tac e un follow up neurologico, in primis per escludere qualche altra patologia. Un percorso che però l’uomo non ha mai eseguito.
La stessa Pettinà, contattata più volte dalla Radiologia e dalla Neurologia per fissare gli appuntamenti per il compagno appariva oppositiva e accampava scuse di vario genere, secondo le ricostruzioni dell’accusa.
La consulenza tecnica ordinata dal pubblico ministero ha successivamente confermato la piena compatibilità dei sintomi manifestati da Giovanni Domenico Moletta con quelli conseguenti all’abuso di benzodiazepine.
Il consulente ha infatti rilevato come la necessità di somministrare due infusioni di flumazenil da parte dei medici del pronto soccorso quel 14 marzo trovava giustificazione nel fatto che l’effetto di questo antagonista è di durata inferiore rispetto all’emivita delle benzodiazepine, e dunque può capitare che non essendosi ancora esaurita l’efficacia del farmaco neurosoppressore, quest’ultimo riprenda vigore alla riduzione del flumazenil.
Infine i consulenti hanno dimostrato come fosse impossibile che Moletta avesse assunto acqua e Supradyn, che tra l’altro viene commercializzato solo in compresse rivestite o effervescenti e non in gocce.
A San Pietro in Gu, dove la coppia viveva fino a poco fa in un’elegante palazzina, vicini di casa e conoscenti della coppia si dicono sconvolti.
Mai avrebbero pensato che la compagna di Moletta potesse trovarsi accusata di azioni così gravi. L’uomo, in seguito a tutto ciò che è successo, si è trasferito temporaneamente a Vicenza, dalla sorella.
Pare che oltretutto avesse accolto in casa a San Pietro in Gu anche i genitori e la figlia di Paola, che ora avrebbe però invitato ad abbandonare l’abitazione. Paola Pettinà è attualmente detenuta a Verona, con la custodia cautelare confermata dal giudice per la gravità delle accuse.
Tra i casi più eclatanti, spicca oltretutto quello di Alessandra Balestra, madre di Moletta, morta il 31 agosto 2023 mentre era assistita dalla Pettinà. La salma della donna a breve sarà riesumata per accertare eventuali responsabilità.
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