Bacan, l’isola che non c’era: con il Mose resta asciutta tutto l’anno e fiorisce
La cartina topografica di Venezia dovrà essere aggiornata, prima o poi, per ricomprendere anche l’isola del Bacan. Stavolta in maniera definitiva.
Quella striscia di sabbia, tanto amata dai veneziani durante l’estate, è ormai a tutti gli effetti presente e ben visibile anche d’inverno, quando solitamente veniva erosa e dilavata dall’effetto congiunto della marea entrante e dalle folate di vento.
Ora, per effetto del Mose, le onde che solitamente sormontavano il Bacan spinte dalla bora o dallo scirocco, demolendo e quindi riducendo l’accumulo formatosi durante l’estate, non riescono più a coprire l’isola. E l’effetto più visibile, e al tempo stesso sorprendente, di tutto ciò è la comparsa di vegetazione sopra la famosa striscia di sabbia.
A fornire la spiegazione di questo fenomeno è Giovanni Cecconi, ingegnere idraulico, fondatore di Wigwam Venezia (laboratorio per la residenza e la resilienza nella laguna) ed ex responsabile del centro sistemi di previsione e modelli allestito all’Arsenale da Thetis per conto del Magistrato alle Acque e del Consorzio Venezia Nuova.
«Grazie alla chiusura del Mose si è formata una nuova isola», spiega Cecconi, «e non si dica che l’isola c’è sempre stata: basta semplicemente controllare le immagini da satellite degli ultimi 20 anni. L’isola è apparsa esattamente dopo il 2020, anno in cui il Mose è entrato in servizio tagliando le acque alte sotto un metro di quota a punta Salute ovvero sotto 65 centimetri del livello medio del mare attuale».
In sostanza, spiega l’esperto, il Bacan è sempre stato formato da uno “scanno”, cioè un deposito di sabbia con un fondale molto basso e una vegetazione subacquea.
È proprio quel tratto, lungo all’incirca 260 metri, che d’estate viene preso d’assalto da decine e decine di imbarcazioni di amanti della laguna che cercano di rinfrescarsi e di fuggire dal caldo lontano dalla calca degli stabilimenti balneari. Una vera e propria istituzione per i veneziani.
Da qualche anno, però, qualcosa è cambiato nella laguna. E di conseguenza anche al Bacan, che ora di fatto si è “alzato” fino a sopra quota 100 del livello medio della marea.
La spiegazione è da ricercare nel Mose e nelle sue attivazioni che, in questi anni, hanno fatto sì che in laguna non si raggiungesse quasi mai una quota superiore ai 100 centimetri per effetto dell’attivazione delle paratoie alle bocche di porto a quote inferiori in caso di previsioni di marea a 115 o a 110 centimetri.
«Se non hai acqua non hai onda», sintetizza Cecconi, «ora si sono create delle condizioni favorevoli perché non c’è più quello stress invernale che caratterizzava l’area fino a qualche anno fa. Ora lo scanno centrale del Bacan lato Venezia nella bella stagione continua a crescere catturando i depositi organici e le sabbie e popolandosi di vegetazione di duna e di barena con addirittura Tamerici cresciute spontaneamente. Le onde di bora indebolite dal Mose in inverno non sono più in grado di demolire i depositi e le piante che ormai si sono tenacemente radicate. Le immagini satellitari dimostrano come il Mose che doveva distruggere il Bacan lo stia invece facendo crescere di forma e biodiversità».
Cosa è destinato a diventare, quindi, il Bacan? Difficile dirlo, al momento.
Il verde lo sta colonizzando, un passo alla volta, grazie a condizioni favorevoli di abitabilità. Occorrerà un monitoraggio costante per capire cosa possa succedere all’isola dei veneziani. Così come sotto costante monitoraggio sono anche le barene della laguna, tanto quelle naturali quanto quelle artificiali, a causa di un’oscillazione della marea che rischia di diminuire l’apporto di sedimenti. Di certo, però, c’è che l’isola del Bacan che una volta non c’era, se non d’estate, ora c’è. Ed è destinata a restare ben visibile in laguna tutto l’anno.
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