Avvelenati in casa dal monossido

Braciere killer, le vittime un anziano di 72 anni e una brasiliana di 41. Il dramma si è consumato sabato nello scantitato della villetta dell’uomo. La scoperta in serata
SAN STINO.
Avvelenati dalle esalazioni da monossido di carbonio generate da un braciere, così sono morti sabato Lino Geromin, 72 anni, e V. T. M. G., una 41enne di origine brasiliana, residente a Jesolo.


I due si trovavano nello scantinato della casa di Lino, in via Pasolini 6 a San Stino, e per riscaldare l’ambiente avevano acceso un braciere. La mancanza di ventilazione ha provocato la saturazione di monossido della stanza, i due hanno perso i sensi e sono quindi deceduti. Alla sera, diverse ore dopo dall’accaduto, in via Pasolini è arrivato il figlio di Lino, Stefano, preoccupato dal fatto di non riuscire a mettersi in contatto con i padre. L’uomo è entrato in casa ed ha scoperto i due corpi senza vita. Era troppo tardi per qualunque soccorso. Le due salme sono state poi ricomposte in obitorio, a disposizione dell’autorità giudiziaria.


Lino Geromin, pensionato, vedovo da diversi anni, viveva da solo nella sua villetta in via Pasolini. Dallo scantinato dell’abitazione aveva ricavato un ambiente munito di cucina e salotto, dove di fatto passava gran parte del tempo che spendeva a casa. Per riscaldare l’ambiente Lino era solito usare un braciere. Sabato qualcosa è andato storto. Lino si trovava nello scantinato con la donna brasiliana, un’amica che conosceva da qualche tempo. Per riscaldarsi avevano acceso il braciere. Senza che i due se ne accorgessero, i fumi della combustione hanno iniziato a saturare l’intero ambiente. Le finestre e la porta erano chiuse, il soffitto molto basso e la mancanza totale di ventilazione hanno accellerato la diffusione del monossido. I due hanno cominciato ad inalare il micidiale gas, perdendo lentamente i sensi. Quando hanno capito cosa stava avvenendo non avevano più la forza di reagire. Sono svenuti, ed il monossido li ha avvelenati portandoli alla morte. La scoperta di quanto successo è avvenuta molte ore dopo. Il figlio Stefano ed altri parenti stavano cercando senza successo di rintracciare Lino, che però non rispondeva né al telefono di casa né al cellulare. Preoccupato, poco prima delle 20 il figlio è salito in macchina e diretto verso la casa del genitore. L’abitazione era chiusa, l’uomo ha sfondato una finestra ed è riuscito ad entrare. Arrivato nello scantinato, ha visto i due corpi esanimi, allertando i soccorsi. Sul posto si sono precipitati i carabinieri e l’ambulanza, ma ormai non c’era più niente da fare. I due corpi erano rigidi, i carboni del braciere ormai freddi, era chiaro che erano passate diverse ore dal decesso. Evidenti anche le cause del decesso. Come ha poi spiegato il figlio ai carabinieri, Lino oltre ad usare una stufetta era solito anche utilizzare il braciere. Non si erano mai verificati incidenti prima di sabato.


Il pm di turno Federico Bressan dovrà decidere se far eseguire o no l’autopsia sui due corpi. Lino Geromin lascia i figli Stefano e Barbara. La figlia è tornata ieri dalla Nuova Caledonia, dove vive. V. T. M. G., la donna brasiliana residente a Jesolo, lascia invece una figlia, che vive a San Stino, ed un figlio minorenne. Il marito pare si trovi in patria.


L’amicizia tra Lino e la donna brasiliana era nata da qualche tempo, recentemente i due insieme alla famiglia di lei erano andati a fare una crociera in Grecia, per festeggiare il matrimonio della figlia.

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