Referendum sull’Autonomia differenziata, ecco le motivazioni della bocciatura della Consulta

Le motivazioni della sentenza che ha dichiarato inammissibile la richiesta di consultazione popolare. Secondo i giudici della Corte Costituzionale «L'oggetto e la finalità non risultano chiari». Il nodo dei Lep, i Livelli essenziali delle prestazioni

La Corte Costituzionale
La Corte Costituzionale

«L'oggetto e la finalità non risultano chiari». E’ il motivo per il quale la Consulta il 20 gennaio ha dichiarato inammissibile la richiesta di referendum sull'Autonomia differenziata, secondo quanto emerge dalle motivazioni depositate venerdì 7 febbraio.

Per la Corte, la sentenza 192 del 2024 ha «profondamente inciso sull'architettura essenziale» della legge, comportando «il trasversale ridimensionamento dell'oggetto dei possibili trasferimenti alle regioni (solo funzioni e non materie), nonché la paralisi dell'individuazione» dei Lep, i Livelli essenziali delle prestazioni.

La sentenza 

«Ne discende che attualmente non c'è modo di determinare i Lep» e la «conseguenza è che risulta oscuro l'oggetto del quesito».

Per la Consulta risulta obiettivamente oscuro l'oggetto del quesito, "

«che originariamente riguardava la legge numero 86 e ora riguarda quel che resta della stessa legge a seguito delle numerose e complesse modifiche apportate dalla sentenza numero 192. Ciò pregiudica la possibilità di una scelta libera e consapevole da parte dell'elettore, che la Costituzione garantisce».

Secondo i giudici costituzionali, la «rilevata oscurità dell'oggetto del quesito porta con sé un'insuperabile incertezza sulla stessa finalità obiettiva del referendum. Con il rischio che esso si risolva in altro: nel far esercitare un'opzione popolare non già su una legge ordinaria modificata da una sentenza di questa Corte, ma a favore o contro il regionalismo differenziato».

Ammettendo il quesito referendario si avrebbe dunque, secondo la Corte Costituzionale, «una radicale polarizzazione identitaria sull'autonomia differenziata come tale, e in definitiva sull'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, che non può essere oggetto di referendum abrogativo, ma solo di revisione costituzionale».

Il testo completo

Il governatore Luca Zaia

«La sentenza della Corte Costituzionale, pubblicata oggi, rappresenta un passaggio di assoluta chiarezza e rigore istituzionale. Ringrazio i giudici per aver difeso la Costituzione e, con essa, il percorso di attuazione dell'autonomia differenziata, riconoscendone la piena coerenza con la nostra Carta fondamentale».

Lo afferma il presidente del veneto Luca Zaia. «È un pronunciamento netto - aggiunge - che smonta qualsiasi tentativo di strumentalizzazione politica e riafferma che le regole non si piegano a logiche di parte».

«Adesso - puntualizza il presidente regionale - ci aspettiamo che tutti rispettino fino in fondo la Costituzione e il lavoro degli alti magistrati della Consulta, che nell'analisi critica della legge sull'autonomia in precedenza ne hanno sancito la legittimità, indicando nel contempo alcune modifiche necessarie affinché possa considerarsi in ogni suo passaggio in linea con i dettati costituzionali, proponendo alcune modifiche che potranno essere recepite in breve. Ora il momento di smettere di perdere tempo con sterili opposizioni e accelerare sull'attuazione della riforma».

La reazione dei Dem

Il senatore Andrea Martella, segretario regionale del Pd in Veneto, commenta: «La sentenza chiarisce inoltre che l'attuazione di quella legge, nonostante le rassicurazioni del ministro degli affari regionali e delle autonomie, è sempre più lontana e complicata, anche perché le materie e le funzioni che possono essere oggetto di devoluzione sono estremamente limitate».

«Il governo dovrebbe fermarsi, riflettere, bloccare le intese in corso con le Regioni, e riscrivere tutto da capo. Ma sul serio, non con la solita propaganda ormai stucchevole con cui da sette anni ci raccontano che ormai ci siamo, l'autonomia è dietro l'angolo, tranquilli che adesso arriva, per poi scoprire che non era vero neanche stavolta».

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