Alvise Rigo, da bodyguard alla Mostra del Cinema di Venezia ad attore nel film di Almodovar

Nato e cresciuto al Lido di Venezia, interpreta il ruolo di personal trainer della palestra dove va Ingrid (Julianne Moore) in “La stanza accanto” nelle sale dal 5 dicembre

Elena Grassi
Da sinistra Alessandro Nivola, Tilda Swinton, Pedro Almodovar, Julianne Moore, Alvise Rigo alla Mostra del Cinema di Venezia
Da sinistra Alessandro Nivola, Tilda Swinton, Pedro Almodovar, Julianne Moore, Alvise Rigo alla Mostra del Cinema di Venezia

La sua storia potrebbe essere un film. Ma di quelli belli, con cadute e risalite che incrociano destino e volontà, colpi di scena e lieto fine.

Il protagonista è Alvise Rigo, 32 anni, nato e cresciuto al Lido di Venezia, che alla Mostra del cinema faceva il bodyguard, calcando il red carpet mimetizzato dietro a star come Julianne Moore.

Quest’anno però il tappeto rosso lo ha attraversato al centro, abbagliato dai fotografi, proprio accanto Julianne Moore, ma anche a Tilda Swinton e Pedo Almodovar, e non per un film qualunque ma per “La stanza accanto” che ha vinto il Leone d’oro.

Rigo è infatti nel cast della pellicola che esce giovedì 5 dicembre, nelle sale italiane, dove lo vedremo interpretare Jonah, il personal trainer della palestra dove va Ingrid (Julianne Moore), per cercare un po’ di distrazione dalla convivenza con la malattia della cara amica Martha.

Una carriera da rugbista interrotta da un infortunio, la risalita come live trainer su internet, il mondo della moda e qualche comparsata televisiva (tra cui a Sanremo con Antonella Clerici nel 2020), per arrivare a “Ballando con le stelle” nel 2021 ed esordire lo scorso anno da attore in “Nuovo Olimpo” di Ferzan Ozpetek.

Rigo, com’è entrato nel film di Almodovar?

«Un agente spagnolo, Antonio Rubial, mi aveva notato in “Nuovo Olimpo” e mi ha fatto contattare da Netflix, che ha prodotto il film. Ultimamente credo molto nel destino, perché il mio personaggio di Ozpetek si chiamava Antonio, proprio come lui, e accettai di andare a conoscerlo a Madrid, dove mi propose due provini, senza svelarmi però di cosa si trattasse. Dopo aver passato il primo step con la casting director sono stato invitato alla casa di produzione El Deseo. Nello studio c’erano foto di Penelope Cruz, Antonio Banderas, Javier Bardem, non riuscivo a crederci. Poi è arrivato Almodovar con otto rappresentanti della Warner Bros e siccome, per dirla in veneto, “paura e schei mai avui”, ho cominciato a parlare sia in spagnolo che in inglese, avendo studiato mediazione linguistica. Mi hanno detto che avrei recitato con Julianne Moore, di cui avevo curato la sicurezza alla Mostra del cinema, e il colloquio si è concluso con il regista che mi ha dato la mano dicendo “Bienvenido”. Sono uscito a camminare per Madrid ridendo e piangendo».

Com’è la sua scena?

«Abbiamo girato in Spagna nella palestra di un boutique hotel a nord di Madrid, e sono il personal trainer che segue Ingrid in una sessione di esercizi, raccogliendo anche la sua confidenza sulla malattia di Martha. Sono l’unico personaggio esterno dalla cerchia di amici che conosce la situazione, e anche per questo, oltre alla mia esperienza professionale, metto a sua disposizione un conforto umano. L’ho vissuto come un momento intimo e personale perché credo fermamente che il rifugio nello sport ci possa salvare dai periodi peggiori della nostra vita».

Emozionante lavorare con Julianne Moore?

«Lei è una divinità del cinema ma senza divismo. In scena io ero il suo coach per gli esercizi ginnici e lei la mia coach per stare sul set, è come se avessi interagito con il massimo in quel settore e in maniera collaborativa e professionale. Almodovar con noi è sempre stato sereno e creativo: la situazione ideale per poter farci dare il massimo insieme».

Cos’ha provato a calcare il red carpet veneziano da attore e non da bodyguard?

«La mia vita è stata un continuo twist e affronto ogni evoluzione come un match, tenendo però il focus sul campionato non sulla singola partita, sicuramente è stato un momento emozionante ma l’ho vissuto come parte di un percorso più grande. Il momento più commovente è stato quando in sala, durante gli applausi finali, Julianne Moore si è girata a salutare i miei genitori, come fosse una di famiglia».

Il futuro sarà al cinema?

«Per il momento è ciò su cui sto lavorando. Mentre giravo “La stanza accanto” mi sono fermato a Madrid per otto mesi perché mi hanno preso anche tra i protagonisti della serie spagnola “El refugio atomico” e poi sono nel cast del film “The Dadchelor”, entrambi di prossima uscita su Netflix».

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