«Aiutate Denis, può tornare a uccidere»
Otto anni fa, a 14 anni, accoltellò un’anziana. Grido d’allarme della mamma: «Ho paura di lui»

SANTA MARIA DI SALA.
«Aiutate mio figlio prima che torni a uccidere». Un minorenne condannato per omicidio e poi scarcerato, una perizia psichiatrica che parla di pericolosità sociale e il grido disperato di una madre che vive un incubo. Lei, D.R., si sente abbandonata.
Con il fardello di un figlio condannato per omicidio. «Ha finito di scontare la sua pena - si sfoga - ma non è guarito. Lo hanno lasciato libero e ora io ho paura per lui, e di lui». Il delitto è del 10 agosto del 2001. Un delitto che sconvolse la tranquillità di Caltana. Denis, 14 anni compiuti da pochi giorni, aggredì e massacrò in casa Bertilla Sabbadin, 73 anni, infierendo più volte su di lei con un coltello e poi finendola con un colpo di pentola alla testa, senza un vero motivo. Bertilla era una delle poche a prendersi cura del ragazzo. Con lui era entrato in confidenza. Denis, ai carabinieri, spiegò che un albanese gli aveva detto di entrare in casa e rubare i soldi all’anziana. Quando i vicini entrarono in quella casa, la stessa notte, richiamati dalle urla, Denis era ancora sul luogo del delitto, coperto di sangue. Dopo l’omicidio, maturato in un contesto famigliare complicato, il ragazzo fu condannato dal Tribunale dei minori a 17 anni di carcere. Beneficiando di diversi sconti di pena, è uscito dopo otto anni. Iniziando la lunga trafila delle comunità di recupero, da Vicenza al Centro di sanità mentale di Dolo. Da agosto è libero: per la madre, un incubo. «Lui non è mai stato aiutato veramente - afferma la donna - in tutto questo tempo non ha mai trovato una comunità idonea ai suoi problemi. Lo hanno messo prima con i tossicodipendenti, poi con i malati psichici, senza mai pensare ad un progetto specifico per il suo recupero, pensato per lui. E alla fine me lo hanno lasciato in strada». Subito dopo il massacro di Caltana a Denis furono diagnosticati disturbi antisociali della personalità e instabilità emotiva con consistenti tratti di pericolosità sociale. Ma terminata la pena, il ragazzo, ormai maggiorenne, ha potuto entrare ed uscire dalle comunità, non essendovi più l’obbligo detentivo. Un percorso che, a detta anche dei Servizi sociali del Comune di Santa Maria di Sala, non sembra aver prodotto i suoi frutti. «Anzi - afferma la madre - in tutto questo tempo mio figlio ha mostrato segni evidenti di aggressività e oggi è di nuovo in strada, anche se da un paio di giorni è rientrato in un centro d’aiuto». La madre, che a Caltana ormai non ci vive più da anni, chiede perciò aiuto per lei e per il ragazzo: «Voglio un bene dell’anima a mio figlio ma allo stesso tempo ho paura di lui. Non è stato aiutato, i suoi problemi non sono spariti, può tornare ad uccidere. Io stessa vivo nel terrore che possa succedermi qualcosa. Il tribunale deve tornare ad occuparsi di lui». E mentre la donna è costretta a rivolgersi ai carabinieri per chiedere protezione per sé e per gli altri, ad attendere un cenno dell’autorità giudiziaria c’è anche il Comune, i cui Servizi sociali hanno seguito il caso fin dall’inizio, sostenendo i programmi di inserimento. «Per il tribunale il ragazzo è in libertà - spiega l’assessore Primo Bertoldo - e i trattamenti che sta seguendo non sono imposti: pertanto lui stesso può decidere in qualsiasi momento di uscire dalle comunità in cui si trova». Denis, anche nei giorni scorsi, vagava tra comunità ed amici conosciuti durante questi anni. «Siamo in attesa che qualcuno decida il percorso futuro di questo ragazzo - prosegue Bertoldo - fino a quel momento abbiamo le mani legate: noi non possiamo privare della libertà un nostro concittadino, anche se il suo reinserimento sociale non è riuscito».
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