Addio alla R più famosa del mondo

Morta a 90 anni Giuliana Camerino, vestì attrici e principesse. La stilista si è sentita male mentre era in Istria a bordo del suo yacht. Si è spenta all’ospedale civile
Se n’è andata leggera come aveva vissuto, chiudendo i suoi occhi curiosissimi su una vita piena, fatta di gioie e di dolori, ma probabilmente più di gioie, a cavallo di due secoli che l’hanno vista bella, elegante ed estrosa fino all’ultimo. Se è riuscita a fare i suoi conti, Giuliana Coen Camerino deve aver sorriso a uno specchio immaginario, complimentandosi con se stessa per tutto quello che aveva saputo fare. E’ morta ieri a 90 anni, ma poteva averne venti di meno e andare avanti per altri venti, signora dell’alta moda nel mondo che aveva inventato il tromp d’oeil, la borsa a bauletto, la sinfonia dei velluti, la triade del rosso, del blu e del verde, l’apoteosi della Bagonghi, l’ombrello coordinato al foulard, gli abiti a pannello e quella R - la R di Roberta - fatta con un cinturino di ottone piegato.


Giuliana Camerino era in Istria a bordo del suo yacht «Giada» - la sua barca-casa-laboratorio disegnata a sua immagine e somiglianza dove viveva molti mesi all’anno - quando si è improvvisamente sentita male. Ricoverata in ospedale a Venezia, è morta ieri mattina, circondata dai figli Ugo e Roberta e dai nipoti. I funerali si svolgeranno domani mattina alle 11 in Ghetto con, a seguire, cerimonia nel cimitero ebraico del Lido dove sarà sepolta. Con lei il mondo della moda perde una figura di infinito talento, dotata di grazia, inventiva e ironia in parti uguali. Grata alla vita che l’aveva riempita di doni, la Camerino aveva regalato alle donne l’allegria dei suoi colori e la continua sorpresa delle sue creazioni. Non a caso di lei Dalì disse subito: «E’ la prima volta che vedo l’arte nella moda». La videro, e se ne innamorarono perdutamente, le donne più belle del mondo. Grace Kelly, Gina Lollobrigida, Farah Diba, Julia Roberts ma anche Simona Ventura.


Cinque anni fa, Giuliana di Camerino aveva rilanciato il suo marchio aprendo alla città il laboratorio in calle della Testa e la boutique in Piazza San Marco dove, cinquant’anni prima, aveva mosso i primi passi. Era tornata in laguna più in forma che mai, ricominciando con la leggerezza del debutto.


Era il 1935 quando Ginger Rogers e Fred Astaire ballavano sulle note di «Smoke gets in your eyes» nel musical «Roberta»: per lei rappresentavano la spensieratezza nel buio degli anni delle persecuzioni razziali antiebraiche, che l’avevano spinta a rifugiarsi in Svizzera con marito e il figlio Ugo. Per questo nel 1946 aveva chiamato la sua griffe «Roberta di Camerino» e, un anno dopo, ancora Roberta la figlia, lasciando risuonare le note di «Fumo nei tuoi occhi» in tutte le sue sfilate, in oltre sessant’anni di carriera. Verde, rosso e blu la sua inconfondibile firma cromatica: «I colori del Tintoretto», amava ripetere, prediligendo i pantaloni alle gonne e disegnando quasi esclusivamente borse con il manico «perchè influenza l’andatura».


«Era allegra e felice: non avrebbe mai potuto finire la sua esistenza in una sedia a rotelle dopo una vita così intensa e piena di soddisfazioni e amore», racconta la figlia Roberta, che ha seguito la madre nella vita dell’azienda, mentre il fratello Ugo Camerino è un noto architetto. «Quando l’ho raggiunta in Istria perché si era sentita male - continua Roberta - l’ho trovata in perfetta forma: nell’ultimo anno aveva subito due operazioni alla gamba, ma in barca, in mezzo al mare che lei adorava, si era ripresa, aveva ricominciato a mangiare: aveva anche ripreso a disegnare». Il primo ricordo della figlia di questa madre-imprenditrice-stilista impegnatissima e conosciuta in tutto il mondo, prima firma del Made in Italy a sbarcare negli anni Settanta a New York, in quella Fifth Avenue allora ancora più glamour ed esclusiva di oggi? «La grande festa quando le diedero l’Oscar della Moda: avevo 10 anni - ricorda Roberta Camerino - era splendida».

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