Addio a Ciuke, l’anima del reggae veneziano
Il musicista è morto a 57 anni al Policlinico San Marco dopo una lunga malattia. Il chitarrista fu tra i fondatori dei Pitura Freska, poi diede vita al gruppo degli Aquarasa. Francesco Casucci col gruppo di sir Oliver registrò l’album « ’Na bruta banda» 200 mila copie vendute

Ciuke, fondò con Skardy i Pitura Freska
Mestre.
E’ morto all’età di 57 anni, l’altro ieri notte verso le 23 al Policlinico S. Marco, Ciuke alias Francesco Casucci, fondatore con Skardy (Gaetano Scardicchio) dei Pitura Freska: la reggae band famosa per gli ironici testi in dialetto veneziano, da cui era uscito a causa di gravi problemi di salute nel ’92, dopo il primo CD di successo, ’Na bruta banda. E’ stato consumato da una grave malattia, dopo aver passato le ultime due settimane ricoverato prima a Villa Salus e poi al Policlinico S. Marco. Il 18 gennaio i funerali nella chiesa di Gesù Lavoratore, a Marghera, a due passi dalla casa di via Rinascita dove era vissuto per quasi tutta la vita.
Con Ciuke se ne va un pezzo di storia della città. Gianfranco Bettin annuncia: «Organizzeremo un concerto per ricordarlo, con la musica, come avrebbe voluto lui». Casucci era nato nel ’50, terzo di cinque figli; lascia la figlia Ilenia, la sorella Teresa e i fratelli Antonio, Giuseppe e Paolo. Nel ’77 ha conosciuto Scardicchio, con cui ha creato il primo nucleo dei Pitura, nel magazzino di casa.
La formula del connubio tra reggae e testi in dialetto veneziano gradualmente portò i Pitura al successo. Ciuke e Skardy hanno rappresentato per un periodo l’anima dei Pitura. Ha suonato nella band la chitarra e il basso ma la sua vera abilità era nel trasformare in canzoni la realtà locale vista da occhi critici e ironici. Il periodo di Ciuke nei Pitura ha visto l’uscita di un singolo (un 45 giri) nell’89 (Star/ ’Na bruta banda) e della cassetta Ossigeno nel ’90 con canzoni storiche come «Pin Floi» e «Saria beo». La canzone con cui è stata criticata la disastrosa gestione del concerto dei Pink Floyd a Venezia poi è stata ripresa anche nel primo CD dei Pitura e l’unico con Ciuke, ’Na bruta banda. «Quando ero piccolo, eravamo vicini di casa, lui mi sembrava grande perché aveva 5 anni di più», ricorda Bettin, «una sera nel ’92 sono andato a vedere un concerto dei Pitura a Roma nel parco di Villa Borghese. Eravamo sempre i ragazzi di Ca’ Emiliani di un tempo ma loro erano diventati musicisti famosi e io deputato». Luciano «Frichetti» Trevisan, manager dei Pitura ma anche di Ciuke e i Aquarasa, dice: «Francesco con i Pitura ha portato la nostra musica ma soprattutto il nostro dialetto fuori dalla dimensione provinciale.
Lo chiamavamo il Conte ed è morto come un vero signore, in silenzio. Ciuke ha sempre affrontato i momenti duri della vita con grande dignità sino all’ultimo». «Con Ciuke se ne va un pezzo di Marghera. I Pitura sono stati i primi dopo Le Orme a portare al successo nazionale la musica locale», afferma Stefano Pesce del Vapore, immortalato nella canzone dei Pitura «Bateo». «Per Francesco la musica era tutto», ricorda il fratello Paolo, «e la sua uscita forzata dai Pitura è stata una ferita per lui». A causa dei problemi di salute, infatti, Casucci dovette abbandonare la band e non potè far altro che assistere dall’esterno al loro successo più grande, «Un papa nero», che spopolò a Sanremo, dove i Pitura arrivarono grazie alla guida di «Frichetti» e dell’editore musicale Tony Tasinato. Ciuke era salito sul palco una delle ultime volte, la scorsa estate, in piazza Mercato, a Marghera, nel musical sui 90 anni della Città Giardino con «Pin Floi», accompagnato da una band guidata dal suo amico Aldo Tagliapietra. Ciuke, oltre all’abilità a raccontare bozzetti di vita («Poco mito») con piglio scanzonato ha dimostrato di saper scrivere anche ballad emozionanti come «Vieni a Marghera» e «La Fenice» con un solo barocco di oboe in stile Albinoni.
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