Accoltella la moglie e s'ammazza
Coppia di Portogruaro trovata senza vita in Carnia: lui era depresso
OVARO
. Avevano scelto la casetta di famiglia di Ovaro, per trascorrere una vacanza in montagna, loro due da soli. Un modo per cambiare aria e aiutare lui a superare i sintomi della depressione che da un po’ erano tornati. E invece, quello che doveva essere il loro rifugio si è trasformato nel teatro della tragedia. Per gli inquirenti, un omicidio-suicidio: la moglie, Mariagrazia Fagotto, 49 anni, uccisa a colpi di coltello, e il marito, Giorgio D’Odorico, 48, strangolato da un cavo elettrico. A trovarli, attorno all’una della notte scorsa, è stata una delle sorelle di lei, partita da Portogruaro, dove i coniugi abitavano, con i loro due figli. Un’improvvisata dettata dalla paura. Dal sinistro sospetto che in Friuli, non essendo riusciti per buona parte della giornata a contattare al telefono la coppia, potesse essere successo qualcosa di grave.
Salita in macchina con i nipoti, una ragazza di 20 anni e un minore di 17, una delle due sorelle di Mariagrazia ha così raggiunto la frazione carnica di Liariis, in località Visinanza, dove Claudio D’Odorico, fratello di Giorgio, possiede da anni una casetta. Una volta aperta la porta, servendosi di un secondo mazzo di chiavi, la donna ha preferito però mandare avanti una vicina di casa che le era nel frattempo venuta incontro. Le era bastato varcare la soglia della casa, al civico 37, per scoprire quello che non avrebbe mai voluto vedere. E che, prudentemente, ha evitato scorgessero anche i ragazzi.
Una scena macabra: dalla ringhiera delle scale che conducono al piano di sopra, il corpo senza vita di Giorgio, appeso penzolini a un cavo elettrico, e tutt’intorno, dalla cucina al salotto, macchie di sangue. Quelle di Mariagrazia, trovata invece con il corpo riverso ai piedi del letto, nella loro camera, in mansarda. Sette o otto i colpi inferti alla donna, con un coltello da cucina lasciato poi cadere accanto a lei, nella stessa camera da letto. Una lama lunga tredici centimetri che chissà quante volte la donna, in quella casa da venerdì, aveva usato ignara che quel coltello, in un momento di probabile follia, si sarebbe trasformato in un’arma letale.
Il buio pesto della frazione, in breve, viene rischiarato dai lampeggianti delle auto della Polizia: prima quelle del Commissariato di Tolmezzo, poi i fari della Squadra mobile e della Squadra scientifica della Questura di Udine. Gli agenti entrano nell’abitazione e passano al setaccio tutte le stanze. Ogni cosa in ordine, ma dappertutto si scorgono tracce di sangue. Qualche luce ancora accesa e al piano di sopra la televisione continua a parlare e trasmettere immagini. Arriva anche il medico legale e da una prima ricognizione cadaverica si fa risalire ad alcune ore la morte di entrambi: l’omicidio della donna e il successivo suicidio dell’uomo potrebbero essere avvenuti tra il pomeriggio e la sera del giorno prima. Lui scalzo e seminudo, lei indossa una cannottiera e un paio di pantaloncini. I punti del corpo in cui è stata ferita sono diversi, ma i colpi fatali sembrano essere quelli al torace. Spiccano i segni ai polsi: quasi che l’intenzione fosse quella di fare passare l’omicidio a sua volta per un suicidio. Ma soltanto un’ipotesi, peraltro presto scartata. Il sopralluogo non porta al rinvenimento di alcun biglietto o altro scritto.
Rovistando tra gli effetti personali dell’uomo, però, gli investigatori trovano alcune scatole di farmaci antidepressivi. Successivi accertamenti confermeranno che Giorgio D’Odorico era da tempo in cura: un paio d’anni fa aveva sofferto di una sindrome depressiva e da qualche tempo, pare appena una decina di giorni, quel male oscuro era rispuntato. Era anche per questo che la coppia aveva deciso di trascorrere una breve vacanza a Ovaro: per cambiare aria e cercare cos’ di restituire serenità all’uomo. E’ ormai giorno quando gli uomini della Questura lasciano la casa. In mattinata arriva anche il procuratore della Repubblica di Tolmezzo, Giancarlo Buonocore. Sul posto ci sono anche l’altra sorella di Mariagrazia e il fratello di Giorgio. L’abitazione viene posta sotto sequestro e i cadaveri trasferiti in una cella mortuaria dell’ospedale tolmezzino. Dove il medico legale, Lorenzo Desinan, li sottoporrà ad autopsia.
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