Deragliamenti, disastri e attacchi terroristici: l’Usl 3 collabora con Trieste e la Slovenia
Il progetto per la gestione delle emergenze transfrontaliere è stato approvato dalla Comunità Europea, per un budget totale di 600 mila euro
Incidenti stradali di grande portata, deragliamenti ferroviari, disastri ambientali, attacchi terroristici e allarmi nucleari: l’Usl 3 Serenissima ha stretto una collaborazione con l’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina (Asugi) di Trieste e con l’Ospedale Generale di Isola, la Casa della salute di Sežana e la Casa della Sanità di Isola per la gestione delle emergenze transfrontaliere.
Il progetto AidMire, che prevede un budget di 600 mila euro, è stato finanziato dalla Comunità Europea nell’ambito del Programma Interreg Italia-Slovenia (2021-20279 e punta a unire risorse e formazione per la gestione delle maxi emergenze transfrontaliere, ovvero quelle situazioni di emergenza di grande portata che colpiscono più di un Paese.
Il progetto
Al centro del progetto AidMire c’è la formazione di medici e infermieri: per ora sono tre le tipologie di corsi già partiti, tra Veneto e Friuli: Itls (International Trauma Life Support), per gestione del paziente traumatizzato extra ospedaliero, Ultrasound, che si focalizza sulla gestione dei pazienti critici con l’uso dell’ecografo portatile e Nbcr (Nucleare, Batteriologico, Chimico radiologico) per intervenire in caso di per possibili attacchi nucleari, biologici e chimici. A questi, poi, se ne aggiungeranno altri in partenza nei prossimi mesi, dal trattamento dei pazienti con problemi cardiopolmonari all’arresto cardiocircolatorio nei neonati.
«Si tratta di un’occasione per confrontarsi e stringere collaborazioni, sapendo che le competenze maturate dai professionisti sanitari, al di là delle emergenze trasfrontaliere, sono spendibili anche all’interno delle varie aziende sanitarie» ha commentato il direttore generale dell’Usl veneziana, Edgardo Contato.
Il responsabile scientifico del progetto sul fronte mestrino è il primario del Pronto Soccorso di Mirano, Biagio Epifani, che ha sottolineato l’importanza di garantire risposte rapide ed efficaci nel caso di grandi emergenze. «Il motto» ha detto, «che sta alla base del progetto è “non succede, ma se succede”. Questo perché è fondamentale che il personale sanitario sia messo nelle condizioni per intervenire e prendere decisioni importanti per le persone coinvolte in questi eventi».
Le emergenze a cui pensano le aziende sanitarie coinvolte sono le più disparate: dagli incidenti stradali e ferroviari di grande portata fino ai disastri ambientali, ma anche attacchi terroristici e allarmi nucleari.
Lo scoglio normativo
Il progetto AidMire permette, almeno nella gestione delle grandi emergenze, il superamento di uno scoglio non da poco, sentito dai friulani e dagli sloveni: il superamento del confine di Stato e l’impossibilità di gestire i bisogni sanitari in maniera più flessibile. «Abbiamo il problema di non poter usare i mezzi di soccorso oltre il confine» spiega Sandro Cetonze, capofila dell’Asugi nel progetto, «inoltre, la Slovenia impone un sistema di centralizzazione basato su strutture hub e spoke che è molto rigido. Questo significa che, in caso di incidente a Sežana, i pazienti devono essere portati a Lubiana, anche se è più distante dall’ospedale di Trieste, a soli venti minuti. Ci sono stati degli incontri con il Ministero sloveno per cercare di ovviare a questo problema, ma sono state stabilite delle soluzioni solo temporaneamente. Vedremo cosa succederà nei prossimi mesi, si stanno sviluppando approcci sempre più transfrontalieri».
Intanto, nell’attesa che qualcosa a livello normativo cambi, con il progetto in cui la Comunità Europea ha creduto si cerca di uniformare le competenze tra regioni e nazioni, in modo da essere pronti, sempre e comunque. Per essere certi delle competenze sviluppate, nel corso dei prossimi mesi verranno fatte delle esercitazioni, che coinvolgeranno tutto l’apparato dei soccorsi e delle istituzioni che scatta in caso di emergenza.
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