Ticket e divieti non risolvono il problema dell’overtourism
Oltre quattromila risposte al sondaggio Nord Est Multimedia: cresce il disagio di chi abita nelle località più affollate. Le ricette per scoraggiare il turismo dei selfie
Il ponte di Rialto durante il Carnevale di Venezia, le rive di Trieste quando al flusso dei visitatori si somma quello dei turisti delle crociere, le file d’auto intorno al lago di Misurina. Tre immagini plastiche di quanto può essere molesto il turismo, quando diventa iperturismo. C’è una parola inglese che definisce questo fenomeno, è overtourism, condizione che si raggiunge quando si supera la capacità fisica o ecologica di accoglienza di un territorio e quando il turismo di massa rende determinate aree invivibili a livello economico e sociale. È certamente il caso di Venezia, ma anche Trieste in questi ultimi anni si è ritrovata a pagare dazio per la sua bellezza nota in tutto il mondo. Quanto alla provincia di Belluno, le Dolomiti patrimonio Unesco sono certamente un pull factor per questa dinamica dagli effetti degenerativi.
L’indagine
I quotidiani Nem e Università di Padova hanno condotto questa indagine sulla percezione dell’overtourism, con particolare riferimento ai centri storici ma non solo. Il territorio che si snoda tra le province di Trieste, Gorizia, Pordenone, Udine, Venezia, Treviso, Padova, Belluno, con le sue numerose specificità, è portatore di complessità crescenti. Qualche tratto distintivo comune però è emerso.
«Innanzitutto osservo che ha risposto solo gente interessata, persone colpite in qualche modo dal problema», evidenzia Bruno Scarpa, professore ordinario di Statistica dell’Università di Padova. «È importante perché significa che abbiamo raccolto non un campione casuale ma l’opinione delle persone che sono colpite da questo fenomeno».
Il disagio dei residenti
L’85% dei rispondenti e residenti nelle 8 province analizzate ritiene che il problema sia aumentato negli ultimi anni. La quota più elevata di persone che hanno la sensazione che il problema sia in espansione è a Trieste (91%), quella meno elevata a Treviso (77%). In riferimento alla gravità, c’è una quota del 25% che colloca l’overtourism fra i problemi più gravi, con una forte variabilità tra provincia e provincia: 44% a Venezia e 10% a Gorizia e Pordenone.
La conseguenza ritenuta più grave dalla maggior parte degli intervistati (73%) è “il disagio dei residenti”, per la quale si registrano quote elevate in tutte le province analizzate. Il massimo a Belluno (82%), il minimo a Udine (68%). Ma il 74% di Venezia non significa che gli abitanti, in qualche modo, sono anestetizzati. «Il dato di Venezia è condizionato dalla provincia e dalla terraferma» precisa il professor Scarpa. «Se l’indagine fosse stata fatta solo in centro storico i dati sarebbero molto diversi».
È interessante notare come “l’aumento dell’inquinamento” si collochi al secondo posto solo nella graduatoria delle conseguenze solo in provincia di Belluno. Nelle altre province il secondo posto è occupato o dall’aumento dei prezzi e del costo della vita o dalla diminuzione di alloggi disponibili.
Le strategie
Legenda. 1= strategia inefficace, 10=strategia molto efficace
Per quel che riguarda le strategie ritenute efficaci per limitare l’ammasso di turisti nelle zone di richiamo, la maggior parte degli intervistati pensa sia importante educare i visitatori a preservare e proteggere l’identità delle destinazioni, per esempio evitare di rendere tutti i rifugi raggiungibili in auto.
Percentuali superiori al 50% si osservano anche in relazione a “scoraggiare il turismo dei selfie” e “limitare gli affitti brevi”. Le strategie ritenute inefficaci sono “tassare i visitatori” e “limitare e regolare gli accessi”.
«Mi colpisce che la maggioranza degli abitanti della provincia di Venezia sia contraria a tassare i turisti», evidenzia l’ordinario del Dipartimento di Statistica, che abita proprio in centro storico a Venezia. «Altro elemento rilevante è che per molti la conseguenza più grave è il disagio dei residenti, con un picco nel Bellunese».
Altri suggerimenti
Più di mille intervistati hanno fornito poi dei suggerimenti sulle strategie da adottare per contrastare l’overtourism. In aggiunta a quelli proposti dal questionario sono emerse le seguenti proposte: “favorire la residenzialità e l’attività imprenditoriale in settori diversi”, “evitare il turismo mordi e fuggi”, “impedire l’attracco delle navi”, “educare i giovani al viaggio”, “educare gli operatori del turismo” “alzare i prezzi”, “informare sull’impatto ambientale del turismo”, “aumentare i controlli fiscali”, “destagionalizzare le ferie”.
«La dicotomia emersa è tra il turismo di città e quello di montagna», analizza Scarpa. «I triestini la pensano come i veneziani, mentre a Belluno i parametri sono completamente differenti. Padova, invece, viaggia un po’ come Udine».
Centinaia di commenti
Tra “il turismo è ricchezza per il Paese e produce Pil” e “sanzioni severe ai turisti che sbracano e molto più presidio del territorio”, ci sono molte sfumature di grigio che hanno offerto anche soluzioni interessanti. Ecco quindi alcune delle opinioni più originali, tra quelle offerte dagli intervistati.
«Eliminare il mito del Ferragosto, cambiare l’orario delle a scuola invece di 9 mesi di scuola continuata e 3 mesi di ferie, più ferie a Pasqua, introdurre ferie a fine ottobre e d'estate massimo 8 settimane».
Non semplice, ovviamente, ma è un punto di vista interessante, che viene peraltro ripreso anche da altri. «Il passo più importante è fare cambiare mentalità alle aziende italiane che costringono i lavoratori a prendere ferie in agosto e a dicembre».
Ma c’è anche chi suggerisce «incentivi economici a chi affitta a residenti e a chi mantiene attività commerciali non turistiche».
Inevitabili le specificità geografiche, come un anonimo triestino che propone: «Spostare l’arrivo delle crociere a Monfalcone, così potremo di nuovo passeggiare sulle nostre belle rive».
Inevitabilmente tra le migliaia di soluzioni proposte dai nostri intervistati, buona parte riguarda gli affitti brevi. Sono in molti a suggerire di adottare il modello Barcellona, dove è stato messo in tetto agli affitti brevi.
Un altro triestino: «Limitazione del numero di navi da crociera e soprattutto ormeggio delle stesse lontano dalle rive di Trieste. Assoluto divieto di attracco in Stazione Marittima, al massimo nel Porto Vecchio. La proibizione del posteggio ai privati sulle Rive è un danno economico per i negozianti e un grosso disagio per la popolazione».
C’è anche chi se la prende con i divieti e chiede uno stop al rigore: «No ticket, no tasse, se si ha la fortuna di visitare un posto è follia dover pensare di programmare tutto come se fosse una giornata lavorativa, schedulando ogni orario. Non sarebbe più vacanza, o peggio pensare di dover rinunciare a visitare un sito perché i ticket sono esauriti, ci vuole anche libertà».
Molti battono su questi tasti: «Incentivi alla programmazione turistica. Incentivi al turismo più vicino a casa. Sanzioni ai comportamenti irrispettosi». E c’è pure chi chiede modifiche alla tassa di soggiorno. «Alzarla nei periodi dell’anno più frequentati». Ma anche «disincentivare il turismo organizzato (comprese crociere, pullman tour) rispetto a quello individuale; scoraggiare le gite di istruzione nelle città sovraffollate; eliminare sconti nel prezzo dei trasporti per gruppi e in alta stagione».
Il turismo di massa finisce inevitabilmente nel mirino: «Eliminare le mete più gettonate dai pacchetti vacanze organizzate e limitare l’accesso di mezzi di trasporto in grado di trasportare grandi numeri di persone (sia per dimensioni del mezzo, sia per frequenza di arrivo sia per somma di punti di accesso)». —
Risposte libere
Questo file contiene una serie di considerazioni e proposte scritte dai partecipanti al nostro questionario e qui riproposte in forma totalmente anonima, senza alcuna mediazione né selezione. Ve le proponiamo in versione integrale perché d’interesse
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