Il Porto di Venezia finisce nel mirino degli hacker

L’offensiva propagandistica russa contro l’Italia. Il sito web oscurato tutta la mattina. Il viceministro Rixi: «Gli attacchi ci preoccupano, sistemi da adeguare»

Francesco Furlan
Il Porto di Venezia ha subìto un attacco hacker
Il Porto di Venezia ha subìto un attacco hacker

Caffè con l’hacker. Giovedì 20 febbraio alle 7 l’Autorità portuale di Venezia si è trovata sotto attacco. Per circa sei ore, fino alle 13, il sito web dell’Autorità è stato irraggiungibile da parte di chi voleva visionare o scaricare documenti ma il sistema operativo e logistico dello scalo non avrebbe subito contraccolpi.

Inoltre non risultano al momento furti di dati o danni al sistema ma approfondimenti sono in corso da parte dei tecnici informatici. Gli utenti non riuscivano a collegarsi ma non sono apparse schermate che potessero far pensare ad un sito “preso in ostaggio”, come avvenuto in altre occasioni. L’Autorità portuale, dopo che nei giorni scorsi erano stati colpiti i porti di Trieste e Taranto, aveva ipotizzato di poter finire tra gli obiettivi.

Anche se la firma degli autori non è stata resa nota, è molto probabile che a sferrare l’offensiva siano stati i pirati russi che hanno fatto rotta sull’Italia. Quello di ieri infatti è stato il quarto giorno consecutivo dell’offensiva scatenata come risposta alle frasi del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, su Russia e Terzo Reich.

Un’azione dimostrativa, di propaganda, che al momento non ha fatto registrare disservizi significativi. Gli attacchi sono di tipo Ddos (Distributed denial of service) e ieri sono stati in buona parte diretti su bersagli analoghi a quelli del giorno precedente: finanza (Mediobanca, NexiGroup) e produzione armi (Fiocchi, Benelli).

L’Agenzia per la sicurezza nazionale vigila: intercetta il traffico anomalo, verifica se si tratti di un attacco e stabilito un possibile impatto avvisa le realtà bersaglio e offre supporto.

Sul tema degli attacchi, da Trieste, è intervenuto anche il viceministro delle Infrastrutture, con delega ai porti, Edoardo Rixi. «Gli attacchi hacker», ha precisato, sono un tema che «ci preoccupa molto: sono aumentati negli ultimi 5 anni del 300% annualmente non solo sui porti, sulle ferrovie e su tutti i sistemi di trasporto, quindi è chiaro che bisogna cambiare questo paradigma».

«Noi andremo verso una forte digitalizzazione del settore», ha aggiunto Rixi, «è chiaro che i porti e tutto il sistema logistico nazionale sono un obiettivo sensibile, quindi bisognerà adeguare la sicurezza dei nostri sistemi alle nuove esigenze mutate nel contesto internazionale. Per questo per noi è fondamentale, anche a livello europeo, far capire come in Europa, che oggi ha le frontiere Est chiuse, il sistema marittimo è l’elemento che determina lo sviluppo del continente. Proteggerlo dal punto di vista informatico e fisico è fondamentale». Più in generale, ha aggiunto il viceministro, «la digitalizzazione ci aiuta a efficientare la linea logistica ma ce la rende più debole nei confronti degli attacchi hacker che siano russi, pachistani o di altre nazioni è poco importante».

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