Lanciata una petizione per il rilascio di Alberto Trentini, cooperante detenuto in Venezuela

Si muove anche Tajani: «Ho fatto convocare l'incaricato d'affari del Venezuela per protestare con forza per la mancanza di informazioni. Non si tratta di rappresaglia, non è questo il momento di fare polemiche»

Isabel Barbiero
Alberto Trentini
Alberto Trentini

Le firme per il rilascio di Alberto Trentini, cooperante lidense arrestato in Venezuela mentre portava aiuti ai bambini disabili, sparito in un silenzio generale da due mesi, stanno crescendo a un ritmo impressionante.

Lanciata su Change.org da Maria Giulia Palazzo, amica di lunga data dell’operatore umanitario 45enne, la petizione ha fatto il giro del web in poche ore, raccogliendo adesioni da ogni angolo del mondo.

L’appello è chiaro: «Assicurare ad Alberto assistenza consolare, legale e medica», ma soprattutto, «permettete contatti regolari con i suoi familiari e avvocati».

La raccolta firme, redatta anche in inglese, sta ottenendo un supporto crescente anche all'estero. «Siamo pronti a fare pressione mediatica per Alberto», afferma Palazzo, sottolineando che, pur sentendosi impotenti, è essenziale che la situazione venga portata all’attenzione globale.

Non solo amici e conoscenti, ma anche parrocchiani, chiese, interi quartieri del Lido e cittadini si stanno unendo con forza per sostenere la famiglia Trentini: durante la messa di domenica a Santa Maria Elisabetta, una preghiera delle cinque sarà dedicata a lui.

Come ribadisce il fedele parrocchiano Paolo Bonafè, «è essenziale l’impegno congiunto delle parrocchie per sensibilizzare anche chi non frequenta abitualmente la chiesa: questa domenica, durante la lettura, sicuramente faremo una preghiera per lui. Il supporto di tutti è cruciale, così come l'importanza di fare rumore e attirare attenzione su questa causa, soprattutto considerando che la famiglia è molto conosciuta».

Nel frattempo, il Parroco di Sant’Antonio, don Renato Mazzuia, coordinatore vicariale del Lido, ha assicurato alla famiglia la sua completa disponibilità, anche per organizzare un momento di raccoglimento e preghiera.

«Cercheremo di comprendere i desideri della famiglia e di rispettarli», ha dichiarato, ricordando che chi vorrà potrà pregare per la famiglia durante le messe feriali e festive: le prossime celebrazioni saranno domani alle 18, venerdì alle 9, sabato alle 18:30 e domenica alle 8, 10 e 11:30.

«Siamo preoccupati per lui, speriamo che abbia i farmaci necessari» dicono gli amici, facendo riferimento ai problemi di salute di Alberto, che soffre di ipertensione e al momento dell’arresto non aveva con sé le medicine di cui aveva bisogno. «Sta affrontando un incubo» prosegue Palazzo, «immaginate per un momento cosa significa non sapere, non poter comunicare, non avere alcuna certezza sulla persona che amate».

Si muove Tajani

«Ho fatto convocare stamani l'incaricato d'affari del Venezuela per protestare con forza per la mancanza di informazioni sulla detenzione del cittadino italiano Alberto Trentini e per contestare l'espulsione di 3 nostri diplomatici da Caracas. L'Italia continuerà a chiedere al Venezuela di rispettare le leggi internazionali e la volontà democratica del suo popolo». Lo scrive su X il ministro degli esteri e vicepremier Antonio Tajani. E, a margine di un evento sul caso, aggiunge: «Non si tratta di rappresaglia, non è questo il momento di fare polemiche, stiamo lavorando».

Ong: intensificare gli sforzi diplomatici per Trentini

Le reti di organizzazioni della società civile Aoi, Cini e Link2007 esprimono «grande preoccupazione» per la situazione di Alberto Trentini. Da quasi due mesi non si hanno più notizie ufficiali sulla sua sorte.

«Questa assenza di informazioni non fa che accrescere le nostre preoccupazioni» affermano le organizzazioni, sottolineando anche che Alberto Trentini soffre di problemi di salute e non ha con sé le necessarie medicine e beni di prima necessità.

Aoi (Associazione delle ong italiane), Cini (Coordinamento Italiano Ngo Internazionali) e Link2007 (Associazione di coordinamento consortile che raggruppa 15 tra le più importanti e storiche ong italiane) si uniscono alla richiesta della famiglia Trentini «di fare appello al Governo italiano affinché intensifichi gli sforzi diplomatici per riportare Alberto in Italia e garantirne l'incolumità».

Le organizzazioni ribadiscono che è «inaccettabile che cittadini italiani, impegnati a lavorare all'estero per migliorare le condizioni di vita delle persone, si trovino privati dei loro diritti fondamentali senza poter ricevere alcuna tutela effettiva dal nostro Paese. Confidiamo che le istituzioni italiane, in particolare la presidente del Consiglio e i ministri competenti, agiscano con la massima urgenza e determinazione per porre fine a questa situazione, attivando un dialogo diretto con le controparti venezuelane, per garantire - concludono - la rapida liberazione di Alberto Trentini».

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